L'accostamento è irriguardoso: così non vale. Lo premettiamo per anticipare qualsiasi obiezione. Lionel Messi e Wesley Sneijder. E allora partiamo dallo stesso numero dieci che portano sulla maglia, il marchio di fabbrica dei più grandi di sempre. Anche se Leo Messi, ad oggi (e l'ultima gara di Champions League ha spazzato via anche le smorfie dei più scettici), è più facile confrontarlo con le star mondiali di altre discipline sportive: da Schumacher a Tiger Woods. Eppure l'argentino e l'olandese hanno in comune il fatto di essere il valore aggiunto per Barcellona e Inter. Con le debite proporzioni entrambi impongono qualità tecniche insostituibili e un indotto economico sia individuale sia per la squadra di appartenenza. Ma quanto valgono fuori dal campo i due fuoriclasse? Le loro facce, le loro maglie, quello che mangiano o indossano. La "pulce" in campo fa gol. Fuori, fa pubblicità a bibite, hamburger, cellulari, carte di credito, vestiti, elettrodomestici, videogiochi, lamette da barba, dolci, compagnie aeree, birre e atri articoli, per un totale di 25 marche e un fatturato di 19 milioni di euro all'anno. Lionel Messi, oltre ad essere considerato uno dei migliori calciatori al mondo è, senza dubbio, anche uno dei paperoni dello sport globale. Infatti, oltre agli introiti pubblicitari, la stella argentina del Barcellona riceve uno stipendio netto da 13,5 milioni di euro. Se si calcola il suo valore come asset calcistico, e i numeri sono da capogiro: la clausola penale da pagare, nel caso un'altra squadra volesse assicurarsi le sue prestazioni, supera i 250 milioni de euro.
Tra i clienti di Messi figurano firme internazionali del calibro di Pepsi, Gatorade, Danone, Damm, ma, ovviamente, i giganti dell'economia spagnola fanno a gara per contendersi i servizi del campione argentino, che già "presta" la sua immagine a Telefónica e RepsolYPF.
La strategia commerciale del capocannoniere del Barcellona, infatti, si gioca su tre diversi campi: la Spagna e l'Argentina, che sono i mercati naturali per il campione, ma anche il resto del mondo, complici le grandi competizioni internazionali, come i mondiali. Secondo uno studio dell'Università della Navarra - il tempio della comunicazione in Spagna – l'argentino è il calciatore più esposto del mondo ai mezzi di comunicazione, e supera un altra stella del calcio iberico: il portoghese Cristiano Ronaldo.
Forte di queste premesse, il calciatore potrebbe sfruttare i mondiali che si giocheranno quest'estate in Sudafrica per ingrassare ulteriormente il suo portafoglio di clienti. Più modesti, ma solo se messi a confronto con quelli dell'attuale re del calcio, i numeri dell'olandese nerazzurro. Numeri destinati comunque a lievitare in virtù della brillante stagione che lo sta imponendo al grande pubblico e non solo ai palati più sopraffini che già in passato scommettevano sul fatto che sarebbe esploso tutto il suo talento. Sneijder è approdato a Milano nell'agosto scorso, fortemente voluto da Mourinho. L'Inter l'ha acquistato dal Real Madrid per circa 18 milioni di euro, assicurandogli un contratto fino al giugno 2013 e un ingaggio netto di 4 milioni di euro a stagione. Il tecnico portoghese credeva così tanto nelle sue capacità da farlo esordire nel derby un giorno e mezzo dopo il suo arrivo a Milano, neanche il tempo di conoscere i compagni di squadra. Gestito dalla Essel Sports Management e dal suo procuratore Soren Lerby, ex giocatore dell'Ajax, Sneijder è arrivato in Italia dopo una stagione piuttosto anonima. Prodotto della storica scuola Ajax, il centrocampista aveva infoltito la colonia olandese del Real Madrid ma nell'ultima stagione era stato spesso relegato in panchina con poche occasioni per mettere in mostra il suo talento. A differenza della "pulce" argentina Sneijder preferisce, al momento, offrirsi come testimonial monomarca per uno dei grandi colossi di attrezzatura e abbigliamento sportivo, Nike. Un contratto di sponsorizzazione che gli vale tra i 500 e gli 800mila euro a stagione, ancora lontani dai 3 milioni che pare che Nike abbia sborsato per Ibrahimovic.
Ma l'exploit di quest'anno a livello personale e gli eventuali e probabili traguardi dell'Inter lo porterebbero a ritoccare al rialzo le prossime sponsorizzazioni. Una carriera lineare, dunque, quella del venticinquenne olandese (26 anni a giugno) sicuramente meno fiabesca di quella di Lionel Messi, cominciata con un contratto firmato su un tovagliolo, nel ristorante del del Club de Tenis Pompeya di Barcellona.
Numeri incomparabili, certo, ma la semifinale di Champions League tra Inter e Barcellona ci libera da qualunque imbarazzo. Leo per Guardiola e Wesley per Mourinho hanno lo stesso preziosissimo valore. Perché con l'adrenalina che scorre nelle vene, si parte dalla stessa voglia e dallo stesso sogno. Chi c'è, c'è. I milioni, per 180 minuti, non conteranno più. Conteranno testa, gambe e nervi saldi.

Piccolo genio erede di Omar e Diego (di Gigi Garanzini)

 

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