Questa Inter, l'Inter di Josè Mourinho vista aggredire senza requie i palleggiatori blaugrana ha tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo e per sognare Madrid. Certo, il Camp Nou saprà spingere al massimo i suoi beniamini, così come San Siro il gremito dagli 80mila delle grandi occasioni non ha cessato un attimo di incitare Zanetti e compagni. Alla fine non è la pulce Lionel Messi il protagonista della serata, ma Diego Milito, il Principe, acclamatissimo da tutto lo stadio, impareggiabile nel gioco in area di rigore malgrado un vistoso errore sul principio della partita. Quando è il suo momento, il momento del sigillo, lui però c'è sempre.
È stata la vittoria anche di Josè Mourinho, quello Special One il cui compito numero uno è portare a casa la Champions e che ce la sta mettendo tutta, senza complessi, senza rimpianti.
La missione è vincere? E lui schiera tre attaccanti (Pandev, Eto'o e Milito) più Snejider a sostegno delle punte, anche con i grandi del Barcellona. Le vittorie più belle si colgono senza paura e la squadra lo segue. Modulo offensivo, grinta, pressing, agonismo e ritmi alti sono la strategia vincente di un gruppo sempre più modellato a immagine e somiglianza del suo tecnico, così come il Barca dei piedi buoni è modellato sull'idea di gioco interpretata ai suoi tempi anche dal Guardiola calciatore: il primato della tecnica, del palleggio, del gioco di squadra, al cui servizio vengono posti i grandi talenti individuali.
Questa volta non basta. Il club blaugrana non è riuscito a reggere all'intensità del gioco nerazzurro, non è riuscito a rendersi altrettanto pericoloso e a imporre il suo gioco. Ha cercato in alcuni momenti di rallentare il ritmo della partita per imbrigliare l'Inter con la sua rete di passaggi, ma Zanetti e i suoi non sono caduti nel tranello. Troppa era la voglia di vincere, di fare risultato in vista della semifinale di ritorno e di cancellare gli incubi del campionato, dove i nerazzurri sono ora costretti a inseguire la Roma.
Tutte le forze, però, sono ora concentrate nell'appuntamento europeo. L'Inter ha la forza di ribaltare il risultato dopo aver incassato il gol di Pedro al 19', dopo una cavalcata indisturbata di Maxwell sulla fascia, utile a servire in mezzo all'area il giovane compagno pronto al gol. I nerazzurri sulle prime soffrono la tranquillità e la sicurezza (anche troppa) dei campioni d'Europa; poi decidono di cambiare marcia e cominciano a creare e poi a concretizzare le diverse azioni da gol, fino alla resistenza finale agli ultimi assalti dei blaugrana.
Milito al 27' sbaglia un gol che ha fatto e rifatto in stagione anche a occhi chiusi ma è forse il suo unico errore. Da quel momento in poi, dai suoi piedi parte tutto l'attacco dell'Inter e lo score dell'argentino, alla fine, sarà di un gol e due assist. Il primo è per Sneijder, che alla mezz'ora riporta la partita in parità. Vero che il Barcellona ha nel primo tempo il 64% del possesso palla, ma è l'Inter quella che si rende più oericolosa, con cinque tiri in porta contro due. E così, rintrati dall'intervallo, i nerazzurri si ributtano a capofitto in partita confezionando una grande azione al 3' con Milito che se ne va sulla destra, trova Maicon che come un treno arriva in area, resiste a Keita, e mette in rete. Infine c'è gloria anche per il Principe argentino, che sigla un gol di testa al 16' (in leggero fuorigioco), dopo essersi visto annullare un gol regolare nel primo tempo.
Mourinho lo sostituisce nella ripresa per Balotelli, decisamente svogliato in campo, che si rende subito protagonista dell' ennesimo battibecco con i tifosi inferociti. Alla fine della partita getterà la maglia nerazzura in terra tra le urla e i fischi dei supporter (che lo insultano dandogli del "milanista"). Una condizione da vero separato in casa, stigmatizzata nel dopo gara da alcuni compagni e persino da Zlatan Ibrahimovic, irrilevante in campo, ma nettamente critico con il comportamento dell'ex compagno. Mourinho vuole utilizzarlo domenica, ma l'a.d. interista Paolillo vuole prendere provvedimenti disciplinari. Più benevolo il presidente Massimo Moratti, più portato di suo alla comprensione dei giocatori.
Ma nulla può bloccare la festa nerazzurra, che si scatena con i tifosi che prorompono in canti di gioia all'uscita da San Siro. «È la vittoria di Mourinho», ha commentato Paolillo. È stata la vittoria di una squadra di carattere, che può sognare a testa alta di staccare il biglietto che da Barcellona può portare rapidamente alla non lontana Madrid, dove il 22 maggio si giocherà la finale della Champions League.

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