Domenica sera i fisici del Cern hanno incrociato le dita. Sono entrati nel territorio sconosciuto. Hanno accelerato il fascio di protoni oltre il record di un Tev (mille miliardi di elettronvolt) del Tevatron rivale americano. Per l'esattezza a 1,18 Tev. E se tutto terrà, prima di Natale prevedono di avere le prime collisioni utili per la Fisica.
Il record è stato provato in cautela, stavolta. Dopo dieci giorni consecutivi di buon funzionamento dell'Lhc (Large Hadron collider, il grande anello sotterraneo nella valle di Ginevra che per 27 chilometri accelera i protoni fino a quasi la velocità della luce, per poi farli scontrare frontalmente tra loro, in modo da frantumarli nelle particelle sub-atomiche più minuscole possibili). Dieci giorni di test, dopo le riparazioni, durate 14 mesi, dall'incidente del settembre 2008, quando cinque chilometri di acceleratore furono messi fuori uso da una interconnessione elettrica difettosa, che fece saltare una sezione criogenica dell'Lhc determinando la fuoriuscita distruttiva di più di un tonnellata di elio, improvvisamente passato dallo stato liquido a gassoso.
Allora l'Lhc lo fecero partire come si fa normalmente con queste strane macchine: una procedura in progressione rapida. Ora invece hanno scelto una strategia ben più cauta. L'Lhc, enorme, ha richiesto una ripartenza elaborata, sotto controllo, a potenza minima (mezzo Tev) ma poi, una volta a regime, sta cominciando a salire fino ai previsti 3,5 Tev, ovvero collisioni dei due fasci di protoni controrotanti, a 7 Tev, una condizione energetica pari a un miliardesimo di secondo dopo quello che si ipotizza sia stato il Big Bang, l'inizio dell'universo conosciuto.
Arrivarci però non sarà facile. «Tengo la mia bottiglia di champagne in frigorifero» ha detto il direttore del Cern Rolf Heuer. Da qui al primo trimestre 2010, data ufficiale dell'inizio degli esperimenti di collisione dell'Lhc altri test dovranno essere eseguiti, i fasci protonici calibrati e focalizzati, l'affidabilità dell'anello e dei suoi nuovi sistemi di sicurezza provati.
«Però, almeno finora, tutto sembra andare bene – osserva Lucio Rossi, il fisico milanese responsabile dell'anello magnetico e superconduttivo – e di fatto siamo pronti alle prime reali collisioni». Dalle 23,44 di domenica 29 novembre 2009, quando nella sala controllo del Cern l'indicatore a 1,18 Tev ha segnato il primo record.
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