È molto più di un litigio tra innamorati, anzi conviventi per non dire sposati. Il confronto nemmeno tanto a distanza tra Adobe e Apple è un vero caso politico e commerciale nel mondo dell'informatica. Per varie ragioni. Le due aziende sono sempre state solidali e si sono sostenute a vicenda, soprattutto nei momenti difficili. "Abbiamo adottato il loro linguaggio Postscript per le stampanti. Apple ha investito in Adobe e ne ha controllato il 20% della compagnia per diversi anni. Siamo stati fianco a fianco nella diffusione del desktop publishing (…). Oggi il 50% delle Creative Suite sono per OS X", spiega Steve Jobs in una lunga lettera sul sito di Apple dal titolo "Pensieri su flash".

Ma come tutte le storie che durano per anni, inevitabilmente si consuma il dramma nel momento in cui le parti iniziano ad avere interessi contrapposti. Nella fattispecie: Adobe vorrebbe una diffusione ubiqua su pc e smartphone della sua tecnologia Flash; Apple vuole mantenere il controllo e la predominanza sulla sua piattaforma per iPhone, iPod e iPad, eventualmente abbracciando standard aperti. E qui si inserisce il famoso terzo incomodo: l'Html 5, supportato dalla società della Mela morsicata, da Microsoft, da Google e da tante aziende del settore. La pietra della discordia non è nient'altro che la versione più recente del linguaggio di programmazione del Web; solo che questa nuova release, tra le tante novità che offre, supporta i contenuti multimediali in modo nativo. Se ciò non fosse ancora sufficiente a giustificare la zizzania tra Apple e Adobe, si consideri che il codec H.264 sta rapidamente prendendo piede per i video in Internet. Ce n'è abbastanza per una versione di Beautiful in salsa hi-tech, se non fosse che in gioco ci sono due aziende che si stanno battagliando a colpi di botta e risposta. Dopo alcune schermaglie di poco conto, alimentate soprattutto da voci e supposizioni, Steve Jobs ha deciso di affrontare la vicenda calando gli armamenti pesanti.

Cioè una lettera in cui spiega i motivi che hanno spinto la sua azienda a non supportare il Flash player all'interno dei suoi dispositivi mobili. Li elenca punto per punto, in modo prolisso. Sintetizzando, il Ceo spiega che per quanto riguarda Internet sono preferiti standard "aperti. Piuttosto che usare Flash, Apple ha adottato Html 5, Css e Javascript. I nostri dispositivi dispongono di implementazioni ad alta efficienza e basso consumo di queste tecnologie". E proprio in tema di consumi, Jobs non la manda certo a dire. "L'obiettivo è fornire un'elevata autonomia della batteria. Molti dei chip integrati nei dispositivi mobili supportano in hardware la decodifica dello standard H.264. La differenza è schiacciante: con un iPhone, per esempio, è possibile guardare 10 ore di filmati in H.264 e 5 ore di video decodificati in software" (e qui è chiaro il riferimento a Flash).

Ad "aggravare" la situazione di Adobe c'è il fatto certificato da Symantec, ma non solo, che la sua piattaforma multimediale espone a rischi il sistema su cui è installata. "Flash è la prima ragione dei blocchi sui Mac", ci tiene a sottolineare Steve, che poi non si fa scrupoli a sottolineare che Apple non è interessata a mettere rischio le prestazioni e la sicurezza dei suoi apparecchi. Non è finita qui. Le altre due ragioni esposte da Jobs sono feroci. Innanzi tutto, sottolinea che Flash non è ancora adatto alle interfacce touch perché si è sviluppato nell'era in cui i pc si controllavano con tastiera e mouse. Poi spiega che la sua azienda vuole fornire le massime prestazioni possibili agli sviluppatori e, di conseguenza, agli utenti. Non vuole lasciare la sua piattaforma alla mercé di terze parti che non hanno la stessa rapidità nell'ottimizzare il supporto ai developer. Insomma, sono tanti i "pensieri" che Steve Jobs adduce per giustificare l'assenza di Flash da iPod, iPhone e iPad, tutti esposti con dovizia di particolari nella sua lettera.

Ma la risposta di Adobe non si è fatta attendere. Ci ha pensato Shantanu Narayen, Ceo dell'azienda, sostenendo che quelle del suo parigrado sono solo "fumo negli occhi" per nascondere le vere ragioni. "Abbiamo una diversa visione del mondo", spiega Narayen che precisa "il nostro è un approccio multipiattaforma, e siamo convinti di questo". Che continua: "La nostra tecnologia non si adatta ad Apple, questo è il motivo per cui vedete la reazione" di Jobs. La quale "è chiaro che non ha nulla a che vedere con la tecnologia", dice il Ceo di Adobe. Una chiave di lettura sulla vicenda è fornita da Jeffrey Hammond, analista di Forrester Research. "E' tutta una questione di controllo. Stanno (cioè Apple, ndr) cercando di controllare il loro ecosistema".

 

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