Un marchio al decimo posto nella classifica degli smartphone
I vertici di Palo Alto hanno messo sul piatto un assegno decisamente superiore a quello, nell'ordine degli 870 milioni di dollari, che gli analisti ipotizzavano non più tardi di un paio di settimane fa, quando ai primi posti della lista di papabili acquirenti della società figuravano Htc e Lenovo. Le disponibilità di cassa del primo produttore di pc al mondo sono comunque tali, oltre 13,5 miliardi di dollari, che il sacrificio va considerato sicuramente sopportabile, tanto più se l'operazione va intesa come punto di partenza per tornare a giocare un ruolo di primo piano nel panorama degli smartphone. Mercato da cui Hp, per vari motivi, è praticamente assente e che vale 100 miliardi di dollari. E che continuerà a crescere negli anni a venire. Quanti super cellulari potrà vendere Palm nel 2010, dei circa 250 milioni che gli analisti (di iSupply) stimano verranno acquistati su scala globale? Hp come potrà dare slancio a un marchio che oggi si posiziona al decimo posto nelle classifiche di vendita, con una market share dell'1,5%, e che negli ultimi due trimestri non ha registrato incrementi? Todd Bradley, executive vice president della divisione Personal Systems Group, si aspetta una «solida crescita» ma tale potrebbe essere solo se Hp riuscirà a dare alla propria offerta una continuità e uno sviluppo di cui la famiglia iPaq (al momento un solo modello, il Glisten, è proposto a catalogo per la clientela business) non ha certo goduto negli ultimi anni.
La scommessa: il WebOs. Da portare anche su slate pc e netbook
Secondo gli analisti americani, l'operazione va vista al di là del mero business degli smartphone. O meglio: ciò che sembra interessare di più ad Hp è il sistema operativo: WebOs, lo ha confermato proprio Bradley, sarà oggetto di forti investimenti – Palm spendeva poco più di 190 milioni di dollari l'anno in ricerca e sviluppo - nell'ottica di farlo diventare una piattaforma per slate pc (i mini computer a tavoletta con schermo touch), netbook e naturalmente anche telefonini. C'è però chi, Charles Golvin, analista di Forrester, non vede di buon occhio la scalata per alcuni fondamentali ragioni: ad Hp non serve un marchio come Palm e non beneficerà dei suoi asser perché è un attore entrante nel mercato dei cellulari e non un vendor già esistente. In secondo luogo, è tutto da dimostrare che WebOs possa reggere l'urto di una concorrenza che ha le sembianze di Nokia-Symbian, Google-Android, Apple, Rim, Samsung e Windows Mobile. In ultima analisi Hp, anche acquisendo Palm, non avrebbe dalla sua una comunità di terze parti e di sviluppatori tale da poter sostenere adeguatamente la sua piattaforma operativa con applicazioni e servizi dedicati. Per lo meno nell'ottica di porsi come valida alternativa agli ecosistemi (terminali, marketplace, servizi) di Nokia, Apple o Google. Per Hp, inoltre, c'è da scegliere in modo definitivo quale strada percorrere proprio in merito al sistema operativo da impiegare a bordo dei suoi dispositivi mobili. Aver investito su Palm è sinonimo di chiusura verso l'open source targato Android? Corrisponde a una precisa strategia di piattaforma proprietaria in stile Apple o Microsoft? Con il gigante di Redmond la società ha tra l'altro in essere una partnership per Windows Phone 7, che potrebbe essere adottato per una specifica linea di prodotti professionali. WebOs, in tal senso, sarebbe la punta di diamante per tornare a fare la voce grossa in campo consumer. E il marchio Palm? Stando a quanto si apprende da fonti vicine al colosso di Palo Alto potrebbe anche essere abbandonato e gli ultimi nati della casa che invento gli smartphone, i modelli Pre e Pixi, potrebbero da subito vivere sotto il nome di Hp.
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