NEW YORK - Non ha tasti, non ha pulsanti, non ha appendici esterne. È un unico grande schermo liscio, praticamente senza bordo. Il retro è tutto in alluminio chiaro con al centro, in nero, il logo della mela. Per definirlo, in inglese, basta un aggettivo: sleek. Praticamente intraducibile in italiano. Il nostro dizionario propone "elegante", "raffinato" e "lucido". O "tirato a lucido". Ma per descrivere l'iPad è decisamente meglio quell'unica parolina in inglese. Che non a caso è la lingua di Steve Jobs e della sua Apple. Fluida, moderna e internazionale.

Ecco, l'iPad sta ai computer portatili come l'inglese sta al tedesco. La lingua di Kant, come il portatile, è solida, ben strutturata e... stagionata. L'inglese, come l'iPad, è molto più tonico. Anzi, elettrizzante.

Per assicurarsene uno Nessrine, quindicenne di Brooklyn, si è sistemata davanti al negozio principale della Apple a Manhattan, quello sulla Fifth Avenue, con due notti d'anticipo. È arrivata assieme a sua sorella, sua madre e sua nonna, armata di sedia pieghevole e coperta. E per avere il suo iPad ha aspettato per 33 ore il momento di apertura del negozio.

Nessrine non si è certo pentita del sacrificio. Alle nove in punto di sabato mattina, ad accoglierla all'ingresso nel negozio, c'erano due file di commessi della Apple con una maglietta azzurra e la scritta iPad in bianco. Come all'arrivo della maratona, la claque di commessi applaudiva e offriva il "cinque", in una cerimonia altamente coreografata. Che si è ripetuta in ogni singolo negozio della Apple sotto i fari dei cameramen e i flash delle macchine fotografiche.

Seppur costruiti a tavolino dai maestri della Apple, l'entusiasmo e il feeling erano senza dubbio quelli del grande evento. Quanto grande, lo diranno solo il tempo e la reazione dei consumatori. Ma che l'arrivo dell'ultimo gadget della Apple sia un evento è indubbio. Da giorni televisioni, siti e giornali non parlano d'altro. E ora che è finalmente arrivato, tutti si chiedono se l'articolo sia all'altezza della sua attesa.

Certo è che, come tutti i prodotti della casa di Jobs, anche questo è straordinariamente innovativo sia nel look che nella performance. Il che non garantisce necessariamente lo straordinario successo commerciale dei due che lo hanno preceduto - l'iPod e l'iPhone - ma promette bene.

Altrettanto certo è che l'iPad propone una nuova esperienza tecnologica e multimediale, che è quella del computer, del televisore e dell'iPod fuse in un'unica performance. Senza mouse e senza tastiera, l'interfaccia è quello dell'iPhone. Tutto a portata di un dito. «La possibilità di usare le dita per qualsiasi funzione è una svolta che cambierà il modo con cui ci rapportiamo al computer», ha dichiarato Jack Dorsey, fondatore di Twitter.

Walter Mossberg, il critico tecnologico del Wall Street Journal, normalmente molto severo, è stato insolitamente entusiasta nella sua recensione, in cui ha parlato di «bellissimo nuovo oggetto... qualitativamente differente». A suo dire l'iPad «ha il potenziale per cambiare profondamente il mondo dei computer portatili e minacciare la supremazia dei laptop. E con il suo schermo al tatto come interfaccia potrebbe mandare definitivamente in cantina il mouse».

I tre superlativi ai quali sono più spesso ricorsi gli osservatori americani: bellissimo, semplicissimo e velocissimo. Effettivamente le applicazioni si aprono in un baleno, la navigazione in internet è fluida, la funzionalità nello sfogliare pagine elettroniche superlativa.

Come molti prodotti della Apple, l'iPad non risponde necessariamente a un bisogno. È piuttosto un piacere. E a spingerne le vendite probabilmente non sarà tanto l'esigenza quanto l'euforia. Ma nell'ultimo decennio, la strategia di Jobs è stata proprio quella di inventare un prodotto per cui non c'è domanda, ma che sull'onda delle sue performance innovative riesce a far piazza pulita delle alternative. Aiuterà il fatto che quest'anno si prevede che Apple spenderà in pubblicità almeno 77 milioni di dollari. Obiettivo (non dichiarato): vendere almeno 5 milioni di unità in soli dodici mesi.

Per chi ha già un Blackberry o un iPhone e un portatile, potrebbe non aver senso comprare un terzo gadget. Non c'è niente che non possa già fare o vedere. Ma quanta gente va in giro con il proprio laptop? Un iPad è come un quaderno, pesa appena 680 grammi, e quindi può essere un computer-televisore-libro-giornale-rivista che ognuno può portare con sé ovunque.

Il potenziale mercato può andare oltre il settore dei tecnofili. E oltre anche ai giovani di Twitter e Facebook alla continua ricerca di nuove esperienze tecnologiche e multimediali. Può raggiungere la gente comune finora costretta a usare un portatile perché non ha altri strumenti per andare in rete o guardare un film mentre è in viaggio.

Se una persona ha l'esigenza professionale di produrre documenti in Word o in Excel, il laptop rimane lo strumento più funzionale. Ma, come ha scritto Mossberg, «se si appartiene alla categoria di chi naviga in rete, usa l'email, partecipa ai social network, consuma video o contenuti elettronici, l'iPad potrebbe fare per te». Dopo che New York Times, Wall Street Journal, Time e cinque dei sei maggiori editori americani hanno annunciato l'intenzione di lanciare versioni iPad dei loro prodotti, l'analista di Ccs Insight, Ben Wood, ha detto che «questa potrebbe essere la svolta che accelererà il processo di transizione verso la distribuzione digitale di tutti i contenuti mediatici».

Unico, non insignificante difetto: l'iPad non ha la videocamera incorporata per chattare su Skype (che Jobs abbia pensato di riservarla al prossimo modello?). E un problema: accentratore quale è, il fondatore della Apple ha voluto che l'iPad non supportasse il formato di video più diffuso nel web, e cioè il Flash della Adobe. Il suo obiettivo è di imporre il formato video della Apple. Ed è certamente possibile che ci riesca. Ma intanto ci sono migliaia di siti che usano Flash e sull'iPad si vedrà solo un riquadro bianco vuoto.

cgatti@ilsole24ore.us

 

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