Steve Jobs ha lanciato il sasso, anzi l'iPad, nello stagno. Con molte probabilità, la prossima versione del tablet di casa Apple avrà la videocamera come chiedono a gran voce i suoi clienti e anche il multitasking (che potrebbe arrivare con l'imminente versione 4.0 del sistema operativo). Ma non avrà mai la terza cosa più richiesta: Flash, la piattaforma multimediale della Adobe che attualmente fa girare la stragrande maggioranza di quell'oceano di video – incluso il mare magnum di YouTube – che risiedono nell'internet.

Ma Jobs, si sa, non è un pazzo. Se si permette di deprivare gli utenti di iPhone, iPod e iPad di uno standard così dominante come Flash – da lui accusato di essere energivoro e quindi insostenibile sui device mobili – è perché ha già un'alternativa. Si chiama Html5. È la quinta revisione dell'HyperText Markup Language, il linguaggio del Web, originalmente inventato da Tim Berners-Lee al Cern di Ginevra nei primi anni 90. Il trucco sta nel fatto che l'Html5, insieme a una larga messe di modifiche e miglioramenti, introduce una sensibile innovazione: per riprodurre file audio o video, tutto diventa più facile, semplice e leggero.
La prova del nove l'ha fatta Aanarav Sareen, un produttore di contenuti digitali che tiene un blog su The Huffington Post. «Volevo creare un semplice video player dentro una pagina web – racconta – ho usato Flash CS4 e, alla fine, è venuto fuori un file Html con 312 linee di codice». Poi ha fatto altrettanto con l'Html5 e di righe ne sono bastate due. «Gran parte del codice generato da Flash non è necessario - commenta Sareen - e non fa meraviglia che Flash vada in crash così di frequente».

Musica, per le orecchie di Jobs, l'uomo che ha osato togliere per primo - dai suoi stessi computer – il floppy disc e la porta modem, con gli addetti ai lavori che gli davano del pazzo e il mercato che gli dava ragione. Fatto sta che BrightCove, un'azienda multimediale del Massachusetts, ha già reso disponibile una piattaforma con la quale convertire i file dallo standard Flash all'Html5, che si basa a sua volta sullo standard di compressione video H.264. Il New York Times (così come tutte le pubblicazioni che vorranno essere "vive" sull'iPad) ha già promesso di fare la conversione.

È la morte di Flash? Ovviamente no. Ma un bello stop alla sua avanzata trionfale, quello sì. Senza contare che la semplificazione dell'Hmtl5 sminuisce l'importanza non solo di Flash, ma di tutti i plug-in per la riproduzione multimediale: Silverlight di Microsoft, Apache Pivot e JavaFx di Sun. E siccome Google ha di recente annunciato la disponibilità di Flash sulla sua piattaforma mobile Android - la rivale del sistema operativo di iPhone e iPad - verrebbe da immaginare che c'è un'altra disfida Apple contro Google che cova sotto la cenere.
Macché. Non soltanto le due aziende collaborano attivamente nello sviluppo di Html5 (i due principali autori del nuovo markup language sono Ian Hickson di Google e Dave Hyatt di Apple), ma Google ha recentemente tradotto per Html5 il celebre Quake II: certo, non un videogioco dell'ultima generazione, ma che par che giri benissimo sotto un qualsiasi, moderno browser capace di capire l'Html5.

Ma c'è di più. Google si prepara a usare il nuovo Html - che anche ha la proprietà di gestire database separati - per risolvere i problemi dei suoi servizi online che, nel mondo mobile, si scontrano con l'inconveniente di poter essere, di tanto in tanto, offline. L'azienda di Mountain View ha già dimostrato una nuova versione di Gmail che, grazie all'Html5, è in grado di funzionare anche in assenza di connessione. In altre parole, anche su un aereo dove non c'è né Wifi né 3G, si potrà ancora consultare la posta ricevuta.

Ma questo lascia aperta un'interessante opportunità. Con Html5, un programmatore potrà facilmente offrire applicazioni mobili interamente basate sul web, capaci di offrire giochi come Quake II o servizi come Gmail o Google Docs, indipendentemente dalla piattaforma usata: iPhone, Android o Windows che sia. Con un'altro possibile vantaggio. Oggi, la Apple si prende il 30% del valore delle applicazioni vendute tramite il suo AppStore. «L'effetto collaterale dell'Html5 - osserva Eliot Van Bukirk su Wired.com - è che si potranno vendere applicazioni trattenendo per sé il 100% dei ricavi. In altre parole, le nuove tecnologie del web potrebbero col tempo diminuire anche l'importanza degli AppStore», che siano di Apple, di Google o di Microsoft.
Ma questa, almeno, è una lezione che Jobs conosce già. Ogni nuova, dirompente tecnologia porta vantaggi agli utenti e grattacapi ai costruttori. Un cordiale benvenuto all'Html5.

 

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