Il navigatore è così: gli dai un dito e si prende un braccio. Quando si girava con una connessione a 56k le pagine web si aprivano lentamente e spesso l'eccesso di traffico mandava in tilt i siti. Poi sono arrivate connessioni veloci. Dopo una prima fase di entusiasmo però, l'utente ha iniziato ad abituarsi e così è bastato poco perché sempre più gente iniziasse a sfruttare la banda. Così la prateria si è trasformata in una strettoia.
Sempre più gente usa internet e cresce la fetta di chi ne fa un uso «spinto» scaricando centinaia di file ogni giorno. I gestori spesso faticano a gestire questo aumento esponenziale del traffico di dati. Per questo alcuni di loro, per garantire un servizio di buona qualità a tutti, sono costretti a tenere a bada gli utenti più attivi, che mediamente rappresentano una minoranza (il 15%) che da sola occupa l'80% della banda a disposizione. L'anno scorso per esempio Comcast (un grosso gestore americano) ha identificato alcuni clienti che usavano Bittorrent (un programma di condivisione file che necessita di molta banda) e gli ha tagliato la connessione. Questa decisione è stata contestata dalla commissione federale sulle comunicazioni (Fcc) che gli ha ordinato di rimuovere il blocco. L'azienda ha fatto appello a un tribunale di Washington che si è schierato dalla sua parte, sostenendo che la Fcc non può sindacare l'utilizzo che Comcast fa della rete. Sul tema non c'è una legislazione che faccia chiarezza nè una giurisprudenza univoca. Negli Stati Uniti ma anche in Europa. Per questo il commissario alle tlc Neelie Kroes ha in agenda una serie di incontri con addetti ai lavori per discutere la faccenda.
Il dibattito, già in corso in rete da diverso tempo, è sostanzialmente questo: è giusto che gli operatori, per garantire un servizio efficiente a tutti, siano legittimati a monitorare l'utilizzo che gli utenti fanno della rete? La questione pone problemi di privacy che sono quantomai attuali, alla luce del crescente sviluppo futuro dell'internet mobile. Già ora è molto facile identificare un computer connesso alla rete (tramite l'Ip, una sorta la carta di identità online). Che succederebbe se questo avvenisse anche per gli smartphone sempre più amati e acquistati dai consumatori di tutto il mondo?
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