«L'idea dei Bagni Misteriosi mi venne una volta che mi trovavo in una casa in cui il pavimento era stato molto lucidato con la cera. Guardai un signore che camminava davanti a me e le cui gambe si riflettevano nel pavimento. Ebbi l'impressione che potesse affondare in quel pavimento, come in una piscina». Così spiega i suoi Bagni Misteriosi Giorgio de Chirico. Pur non dubitando dell'autenticità dell'ispirazione, certo ben più complessi sono i risvolti e le possibili spiegazioni dei numerosi misteri che si celano dietro, sotto e al di sopra di quest'opera di difficile lettura che reinterpreta un tema già sviluppato dal maestro in pittura. Il gioioso complesso scultoreo - un cigno, due nuotatori, la cabina, la roccia, la palla, il trampolino, posati su una grande vasca sinuosa (circa 140 metri quadrati), unitamente ai pendant del ritrovato pesce e del sole - venne installato sul retro della Triennale nel 1973, in occasione della mostra Contatto Arte/Città, per la XV Triennale di Milano. A volere la fontana e a donarla fu il conte Paolo Marzotto, allora capo dell'Industria Marmi Vicentini di Chiampo, poi Margraf.

I Bagni misteriosi affondano le loro radici nel dipinto di Lucas Cranach, La Fontana della giovinezza (1546, Staatliche Museen, Berlino) in cui donne vecchie e nude si immergevano da un lato della vasca per uscirne giovani dall'altro; tema caro alla tradizione medioevale che viene variamente declinato in questa fontana "cattedrale", attingendo a piene mani anche dalla simbologia dei bestiarii.

Ma andiamo per gradi alla scoperta dei "percorsi" possibili di quest'opera che invariabilmente affascina, e - tra i molti richiami al Nuovo e Vecchio Testamento, alla filosofia ermetica, oltre che al mito e al mare della Grecia - smarrisce i passanti. Il percorso simbolico del visitatore comincia dalla cabina che è orientata Est. La luce penetra all'interno da una finestra romboidale. I due occhi sulla porta suggeriscono il punto di vista da Est a Ovest: è il percorso della luce, cui si contrappone a occidente la roccia da cui sgorga l'acqua, estremo limite del percorso contrario, quello dell'ombra. La palla colorata ai piedi della cabina rappresenta a sua volta sia il mondo colpito dai raggi del sole, sia la "semisfera della volta celeste". Si presentava poi allo spettatore, ma collocato all'esterno della vasca, il pesce, dato da tempo per smarrito e rinvenuto presso la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico. Ci appare poi il primo nuotatore in pietra di Vicenza, che compie il viaggio verso occidente e che fronteggia l'altro nuotatore, che "procede" nel senso opposto. Immersi entrambi fino alla vita, le due figure - ancor prive dell'originario colorito bruno e dall'aspetto ieratico - riportano al battesimo per immersione dei primi cristiani, ma anche ai mitologici Dioscuri e quindi a De Chirico e al fratello Alberto Savinio, nel ricordo di nostalgiche giornate infantili sulle spiagge greche.

All'altra estremità della vasca - e preceduta dal cigno che si muove verso oriente - incontriamo la roccia che affonda le basi "nell'ombra" e da cui sgorga l'acqua. La rappresentazione qui rinvia al Cristo che disseta i credenti. Quasi di fronte si erge il trampolino, a simboleggiare attraverso la scala un terzo percorso di tipo ascensionale, verso Dio. (Scaletta che si rifà a Max Klinger, Akkorde, 1894).

Il pesce, fin da principio simbolo di Cristo, nuotava nel mare di prato verde che sta al di fuori del perimetro della vasca. E la "piscina" da contenitore si tramuta in vettore di un altro percorso ancora, "metartistico". Assurge la vasca-arca a simbolo della pittura metafisica, navicella dispersa nel mare del contestato astrattismo.

Arrivati fin qui il senso di sospensione che queste figure trasmettono è pari solo allo sgomento per quanto si intuisce celarsi sotto la superficie del "mare di parquet". Eppure a prevaler dopo tutto è il senso di nostalgia gioiosa che dal primo colpo d'occhio suggeriscono le bandierine sulla cabina, la palla colorata, il grande cigno.
Torna subito in mente la arguta notazione di Paolo Baldacci secondo cui «per de Chirico il mondo delle cose non è un universo di forme che appaiono, bensì di significati che si rivelano». Per lungo, troppo tempo, a coloro che hanno attraversato il parco Sempione questa splendida fontana ha raccontato ben poco. Anni di incuria e degrado nascondevano assieme alle sculture sbiadite o asportate molte fra le infinite chiavi di lettura che il complesso scultoreo propone. E così, come d'incanto con la policrimia ritrovata dopo il restauro si riapre, forse per sempre irrisolvibile, l'enigma di questi meravigliosi Bagni.


stefano.biolchini@ilsole24ore.com

 

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