Capelli corti, la mano all'insù, l'indice e il medio scostati, il capo vagamente reclinato, il bellissimo corpo leggermente flesso: l'invariata composta fierezza del vincitore appena incoronato ha attraversato i secoli e perfino l'oceano. Ma ora per il meraviglioso Atleta Vittorioso di Lisippo è giunto il momento della confisca. Il gip del Tribunale di Pesaro, Lorena Mussoni, ha disposto la confisca del bronzo ellenistico, attribuito allo scultore greco. Si tratta del più importante bene archeologico conteso fra Italia e Stati Uniti. Ma la Fondazione Getty non ci sta e preannuncia che presenterà ricorso in Cassazione contro l'ordinanza di confisca del bronzo che si trova attualmente nella Getty Villa di Pacific Palisades, a Los Angeles. Si fa dunque sempre più intricata la contesa sul bronzo reclamato dall'Italia e posseduto dal museo statunitense.


La statua era stata ripescata nel 1964 al largo di Fano (Pesaro Urbino), forse in acque internazionali, ed era poi finita dieci anni anni dopo al Paul Getty Museum di Malibu. La
sentenza del gip dispone il sequestro del bronzo «attualmente al Getty Museum o ovunque essa si trovi».

Il Getty Bronze, la statua dell'Atleta di Fano attribuita allo scultore greco Lisippo, è da 46 anni al centro di un giallo di archeologia subacquea.

È un venerdì del settembre 1964 quando il peschereccio Ferruccio Ferri di Romeo Pirani, un pescatore fanese morto nel 2004, ripesca la statua. Forse al largo di Fano, forse in acque internazionali. Con i compagni Pirani sotterra il bronzo in un campo di cavoli, e mette in circolazione una fotografia. «A gennaio - raccontò poi - si presentò un signore di cui non so il nome, che lo comprò per tre milioni e mezzo di lire. Che ci siamo spartiti fra noi».

Il 18 maggio 1966 il Tribunale di Perugia assolve per insufficienza di prove tre commercianti di Gubbio, Pietro, Fabio e Giacomo Barbetti, e un prete, don Giovanni Nagni, imputati per la
ricettazione del bronzo e favoreggiamento. La loro condanna in appello del 27 gennaio 1967 viene annullata dalla Cassazione nel maggio 1968. Nuovo processo e assoluzione di secondo grado a Roma il 18 novembre 1970. Impossibile, concludono i giudici, accertare l'interesse artistico, storico e archeologico della statua, nel frattempo scomparsa, nè se sia stata ritrovata in
acque territoriali o internazionali.

Intanto il Museo Getty espone per la prima volta la statua di Lisippo nel 1974. L'ha pagata 3,9 milioni di dollari, ma come sia entrata a far parte della sua collezione resta un mistero. Secondo lo storico fanese Alberto Berardi l'Atleta lasciò Gubbio con una spedizione di forniture mediche inviate in Brasile ad un missionario parente dei Barbetti. Poi fu acquistato dal consorzio internazionale d'arte Artemis e, nel 1971, spedito al Dorner Institut di Monaco per il restauro. L'allora direttore del Metropolitan Museum Thomas Hoving esamina il bronzo nel 1972
a Monaco ma non conclude l'acquisto per i troppi dubbi sulla provenienza. Anche Paul Getty rinuncia, ma alla sua morte l'operazione va in porto.

Nel 1990 il ministero dei Beni culturali italiano segnala a quello degli Esteri che un nuovo frammento del Lisippo è stato dissotterrato dal campo di cavoli di Carrara di Fano. Ma la trattativa Italia-Usa si riapre solo in seguito, con il ministro Rocco Buttiglione e poi con il
successore e vice premier Francesco Rutelli, che vince un braccio di ferro con il Getty per la restituzione di 39 opere esportate illegalmente, fra cui la Venere di Morgantina. L'Atleta di Fano però è troppo importante per il museo californiano. E l'ex direttore Michael Brand insiste: non c'è alcuna prova che appartenga all'Italia.

Fano e le Marche non si arrendono. Il 4 aprile 2007 l'associazione culturale Le Cento Città presenta un esposto alla procura di Pesaro per violazione delle norme doganali e contrabbando. Il pm Silvia Cecchi chiede al gip dell'epoca, Daniele Barberini, la confisca della statua: una sanzione accessoria, applicabile anche quando il reato è prescritto. Il 19 novembre il gip rigetta la richiesta. Il pm e le Cento città fanno ricorso, con il sostegno dell'Avvocatura dello Stato, e il 12 giugno 2009 il nuovo gip Lorena Mussoni dichiara il bronzo bene «patrimonio indisponibile dello Stato». Essendo stata ripescata da una nave italiana, e sbarcata a Fano, la statua era soggetta a obbligo di denuncia e lo Stato avrebbe dovuto poter esercitare un diritto di prelazione o di acquisto coattivo. L'attuale responsabile della collezione Getty Stephen Clark viene interrogato il 21 dicembre 2009 a Pesaro, produce documenti sulla presunta buona fede del museo, ma il gip Mussoni ha deciso per la confisca, con una sentenza depositata
oggi.

Getty Museum, il sito ufficiale
Ministero dei beni culturali Mibac
Accordo raggiunto con il Getty Museum: 40 opere torneranno in Italia

 

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