Al centro di una serie di annose polemiche l'arte povera negli ultimi anni fatica a trovare spazio nel nostro Paese e condivisione da parte dei critici.
E' noto che non gode del parere favorevole di Vittorio Sgarbi in contrasto con Germano Celant, il curatore della mostra "2001 Arte Povera in Italia".
A parere del critico ferrarese è una corrente artistica rappresentativa ma invecchiata: " sono più di quarant'anni che si porta avanti l'arte povera. Basta."
Se da noi sono prevedibili tempi duri non solo per i poveri anche per l'arte povera, pare assai probabile l'esclusione dal Padiglione Italia, che sarà curato proprio da Sgarbi in occasione della Biennale di Venezia 2011, all'estero si inaugurano mostre dedicate ad artisti di spicco del controverso movimento. E' il caso della nuova gigantesca installazione di Jannis Kounellis, in fase di ultimazione, che verrà esposta a Londra dal 23 Aprile in un nuovo e ampio spazio underground.
A conferma che "nessuno è profeta in patria" Kounellis, di origine greca ma vive in Italia da oltre mezzo secolo, approda all'estero dove non è considerata esaurita la spinta del pauperismo artistico e tutt'altro che rappresentativo solo degli anni Sessanta e Settanta. A parere dell'artista del Pireo " in Italia si dimentica l'aspetto libertario dell'arte povera a causa di un'operazione ideologica", mentre in Inghilterra c'è interesse per gli artisti "che manifestano e sentono proprio il disagio rispetto a un momento storico complesso". Le sue installazioni sono uno spazio da attraversare in una dimensione di "full immersion", niente a che vedere con performance spettacolari che oggi vanno per la maggiore all'interno di una cultura dell'evento volta a intrattenere più che a stimolare una riflessione critica.
Per il suo principale storico, il citato Germano Celant, che ha mutuato il termine dal teatro di J.Grotowski, l'arte povera consiste "nel ridurre ai minimi termini, nell'impoverire i segni, nel ridurli ai loro archetipi". Dovremmo definirlo proprio un "arketipo", ma con la K, l'antro oscuro presso l'Ambika P3, luogo dell'esposizione, in quanto labirinto kafkiano da decifrare e svelare attraverso temi di precedenti opere. Al centro dell'installazione sono infatti inscritte sul terreno le linee di un'ampia lettera K che richiama la condizione esistenziale del "Castello" di Kafka in cui si identifica K, le enigmatiche iniziali che accomunano analoghi destini.
Sullo sviluppo verticale delle linee sono assemblati oggetti di differenti materiali, metallo, cotone, carbone, bottiglie e frammenti di vetro, la cui visione d'insieme fornisce una nuova e possibile ragion d'essere. Per lo spettatore addentrarsi nell'installazione equivale a una moltiplicazione della sua prospettiva estetica così come accade con i "quadri specchianti" di Michelangelo Pistoletto, il teorico dell'arte povera il cui emblema è la sua "Vergine degli stracci"(1967). In una camera singola definita con gergo teatrale "Atto unico" Kounellis ha collocato a parte altri elementi che alludono proprio alla residuale condizione umana fatta di stracci, di oggetti riciclati, uno stato di fatto che contiene un messaggio di speranza per un futuro post consumistico teorizzato sempre da Pistoletto nel suo nuovo saggio-manifesto "Terzo Paradiso", Marsilio ed, che rilancia l'idea e l‘aspirazione di un'arte al potere.
Una dimensione artistica che per Kounellis si attua attraverso il ricorso a elementi realistici e il rifiuto di mezzi espressivi tradizionali: sulla base di questa poetica cerca di riappropriarsi di valori primari come il senso della terra, della natura, dell'energia pura nella storia umana.
Nella cavità fatta di materiali tratti direttamente dal reale, legno, carbone, scarti industriali, il visitatore si trova come gettato dentro, quale parte integrante vivente. L'intento è il massimo coinvolgimento dello spettatore riducendo al minimo l'intervento dell'artista che abbandona al suo destino la sua creazione che si connette solo al luogo e al momento in cui si esprime, in antitesi con la riproducibilità seriale.
Dietro al nuovo labirinto di K che oggi occupa Ambika P3 c'è l'invasione della Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma nel 2002 con un immenso labirinto di lamiere di ferro intervallato da sacchi di iuta, mucchi di pietre, carboniere, cotoniere. Un continuum artistico che parte dai cavalli agganciati alla corda come quadri alla parete (all'Attico di Roma nel1969) attraverso le bombole a gas con tubi a cannella montate su un grande tabellone metallico (in piazza Plebiscito a Napoli nel1995) per approdare a Londra.

Jannis Kounellis: Ambika P3, London
Dal 23 Aprile al 30 maggio a cura della Sprovieri Gallery presso il centrale spazio undergorund di AmbikaP3 a Marylebone Road (fermata di metropolitana Baker Street.)

Galleria fotografica

 

Shopping24