Uno scantinato che sa di polvere e muffa, un pianoforte al centro, sei ragazzini e un giovane maestro di musica. La scenografia è essenziale, ma "Pianoforte", di Patrizia Rinaldi Sinnos editrice è un libro complesso e sottile. Una storia che sa tanto di cronaca difficile: il racconto di un momento che cambia l'esistenza di 7 persone e che celebra la vittoria dell'amicizia e della musica, su tutto. E' questo uno dei tre libri vincitori del Premio Elsa Morante Ragazzi 2010, la sezione del Premio Morante dedicato alla narrativa per giovani lettori. La Presidentessa Dacia Maraini, insieme ad Andrea Camilleri, Francesco Cevasco, Enzo Colimoro, Maurizio Costanzo, Chiara Gamberale, Emanuele Trevi, Teresa Triscari e Tjuna Notarbartol, hanno selezionato 3 vincitori. Ora i libri saranno distribuiti a 1500 ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori della Campania che sceglieranno il super vincitore. Saranno loro gli ultimi a decidere. I tre libri sono: "No" di Paola Capriolo, edizioni El, "L'eco della frottola" di Fabrizio Gatti Rizzoli e, appunto, "Pianoforte".
Otto giugno, sullo sfondo di una città difficile sei ragazzini si trovano intrappolati nel crollo della propria scuola, insieme al giovane insegnante di pianoforte. Con loro Enea, il bastardino inseparabile dell'insegnante, "ma che non ululò, non presagì niente". Il gruppo è nella cantina dell'edificio, per la consueta lezione di pianoforte, quando, all'improvviso irrompe il boato:"Lo scricchiolio salì dalle fondamenta, mentre stavo prendendo un do maggiore….".

La musica è il collante del gruppo e della vicenda. Beethoven, Schumann, Mozart, Ravel, ogni capitolo ha la sua colonna sonora e il libro alla fine è un concerto. Sono giorni difficili, intensi, in cui emergeranno fragilità, ma anche forze inaspettate. "Ricordo tutto. Il sapore di polvere e paura, gli occhi negli occhi, gli scricchiolii dei gradini, il vento….Nessuno urlò o pianse, forse la natura ci suggerì di risparmiare energia….". Tutti diversi, ma tutti lì per quello, per la musica. Ognuno con il proprio carattere, ognuno affronta a suo modo la prigionia. Chi s'immobilizza, chi si chiude in sé, chi rimane lucido, chi chiude così forte gli occhi da farli diventare lividi. Chi si lascia andare, come l'insegnante, "maestro per caso", che ammette di aver accettato di organizzare il corso di musica solo perché non ha un pianoforte suo, a casa. E a suono di ritmo e paura il confronto è serrato tra quelle quattro mura. S'incontrano e si aiutano, si parlano, forse per la prima volta con lo stesso linguaggio. La musica è l'unico mezzo di comunicazione, in un momento in cui si mangia solo l'ultima bustina di zucchero avanzata. Difficili rapporti, tutto in discussione. Il maestro, dalla vita difficile vorrebbe essere la forza dei ragazzi, ma alla fine è il bambino indiano, che parla anche male l'italiano, a trovare il modo di dire quello che il maestro avrebbe voluto dire "Domani, con la luce forse andrà meglio". E i rapporti, le forze si rovesciano.
L'insegnante risponde suonando, come mai aveva fatto prima. Un concerto, un boato. Ma trova anche le parole alla fine. La realtà li compatta tutti e fa sopportare il tempo che passa, l'arrivo dei soccorritori. Federico, il maestro, racconta la sua dura avventura, la sua dura vita. Il realismo dell'usura entra in quella cantina e tiene tutti incollati a quelle parole. La vittoria finale è per tutti.

Piano Forte
Patrizia Rinaldi,
109 pp, Sinnos Editrice,
10 euro

 

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