Mimar Sinan, il Michelangelo ottomano, va a Roma. Direttamente da Costantinopoli, ovi disegnò gli eterni skyline dell'apoteosi ottomana. Lui, Sinan (che di nome non fa Mimar, visto che l'appellativo "Mimar" significa, semplicemente architetto. Anzi, "l'Architetto") in questi giorni (fino al 30 aprile) è oggetto di una mostra fotografica presso la Casa dell'Architettura di Roma. Immagini quasi virate in giallo, come le vecchie cartoline di una volta, all'istante trasportano dentro scenari da mito che si stenta a credere reali.
Stupisce la mediterraneo/moresca geometria del ponte sulla Drina a Višegrad, in Bosnia. Quello cantato dal Nobel Ivo Andrić come luogo di antichissimi cortocircuiti culturali.
Opera simbolo di un artista-ponte: Sinan. Che nacque greco-ortodosso e finì a progettar moschee.
Trascinò con sé la forza monumentale della visione occidentale e la fuse col gusto arzigogolato dei mori, creando massicce agilità capaci ancora di ammaliare. Hagia Sophia fu la sua autentica ossessione. La sfida al monumento simbolo della seconda Roma accompagnò tutte le sue creazioni sacre, al punto che "l'Architetto" finì per "rubarne" lo stupefacente stratagemma: la tecnica dei pilastri nascosti che permette di lasciare la cupola sospesa. Sinan, tuttavia, supera la tradizionale concezione della pianta basilicale (con la quale il "mostro sacro" di Costantino aveva imperversato per secoli), inventando la moschea a pianta centrale, che avrebbe dominato fino a tutto il 1700 e anche oltre. Così Sinan crea il suo capolavoro assoluto: la Moschea di Solimano il Magnifico, sul sesto colle di Sultanahmet, ai bordi del vecchio cuore della Bisanzio greca, dando vita a soluzioni di straordinaria unità spaziale e di sicuro effetto scenico.
Le grandi superfici cupolate delle moschee realizzate da Sinan (e, le più lontane, dai suoi allievi su suo disegno) paiono portare a compimento il millenario processo formale che aveva avuto nel Pantheon e in Santa Sofia i suoi capisaldi. Cogliendo inoltre la provocazione del Rinascimento italiano, che cento anni prima risolse brillantemente il grattacapo della cupola del Duomo di Firenze. Non a caso, per più di uno storico, Sinan è «il Brunelleschi mediorientale».
Ma egli progettò anche altro: hamam e caravanserragli, mausolei e acquedotti. Operò solo una cinquantina di anni – tra il 1539 e il 1588 – e fu contemporaneo di gente come Palladio e lo stesso Michelangelo.
La mostra, impreziosita da 10 miniature cinquecentesche e da un modellino del Complesso di Solimano, nasce nell'ambito degli eventi per commemorare Sinan, promossi dal governo turco. Ha aperto per la prima volta i battenti nel giugno del 2009 presso il Palazzo Presidenziale di Ankara e in occasione della nomina di Istanbul a Capitale Europea della Cultura 2010, si è deciso di farle girare diverse altre città. Dopo Roma toccherà a Berlino, Ryad e Londra, con tappe pure in Francia e negli Stati Uniti.

Mimar Sinan – L'Architetto
Roma, Casa dell'Architettura
Piazza Manfredo Fanti, 47
Fino al 30 aprile 2010
http://www.casadellarchitettura.it/

FOTO / Sinan a Roma da Istanbul

 

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