Quali sono i motivi per cui ha deciso di candidarsi?
Dobbiamo considerare cosa sta succedendo nel sistema universitario e nel paese. Ci sono una serie di fatti che mettono la normale in controtendenza. La sns è nata come Scuola napoleonica, quindi con uno stato centralizzato, mentre si va verso il federalismo; l'università accentua una tendenza alla professionalizzazione mentre la normale nasce per coltivare e trasmettere la cultura alle nuove generazioni. In questo contesto la normale deve sapersi trasformare per mantenersi attuale con i tempi, ma restando fedele al proprio modello che le ha dato un innegabile successo. Bisognerà comunicare accuratamente cosa sta facendo la sns al governo, all'intero sistema universitario.
Credo che nella mia vita personale di fisico questo sia il momento più adatto per impegnarmi in questo ruolo. In parte per l'esperienza acquisita nel mio ruolo di vice direttore, ma soprattutto perché, dopo 20 anni alla scuola, anni per me di grande crescita professionale e di vita, desidero mettermi a disposizione e cercare di ricambiare. In questo anni alla Scuola ho potuto far nascere iniziative di rilievo, ho visto la Scuola diventare centro di aggregazione per enti diversi, abbiamo creato un centro di nanoscienze importante. C'è un dovere di gratitudine e impegno da parte mia.

Quali sono i punti qualificanti del suo programma?
Il nome direttore ha una connotazione vagamente aziendalistica, ma la SNS è un sistema che funziona attraverso diversi luoghi di rappresentanza, il collegio accademico, il consiglio direttivo (il consiglio di amministrazione). C'è ora l'esigenza di un'analisi approfondita e condivisa sul ruolo della scuola, sulla precisa definizione delle "norme" (da queste il "normale" del nome della SNS) per i prossimi anni che ci permetta di essere fedeli alla nostra missione (scegliere alcuni dei migliori talenti che riusciamo a selezionare, in Italia e all'estero e offrire loro il miglior tipo di formazione che possiamo trasmettere). Noi non puntiamo tanto a insegnare quello che è già stato capito, noi sfidiamo i ragazzi con i problemi da risolvere. Per questo bisogna trovare persone, strutture, risorse, partner e fare scelte strategiche puntuali e coerenti.

"Puntuali e coerenti" cosa vuol dire?
Dobbiamo tutti insieme precisare il perimetro culturale della Scuola e nelle aree dove vogliamo essere presenti, dobbiamo esserlo solo al massimo livello. Analizzando l'offerta del sistema universitario di oggi e dei prossimi anni dobbiamo scegliere dove collocarci e utilizzare il forte ricambio che caratterizza questi anni come una risorsa, come uno strumento di rafforzamento.

Quanto conta avere un ruolo manageriale?
Il compito del direttore è in primo luogo di proporre scenari, di favorire la discussione e di costruire il consenso sulle decisioni strategiche. A valle di queste, però ha un compito importante nel favorire che le decisioni prese collegialmente si trasformino in atti concreti, che si realizzino: reperire i fondi, coinvolgere enti esterni per finalità comuni, scegliere gli strumenti giusti.

Quale è la dimensione ideale della scuola?
Le istituzioni sane devono sempre crescere e svilupparsi. Questo non vuol dire necessariamente in metri cubi o in numeri assoluti. In questo momento, se guardo per esempio ai metri cubi, al numero dei docenti non vedo necessità di crescita, ma il progetto didattico e scientifico della scuola e il suo ruolo nel sistema dell'educazione superiore possono, devono crescere.
Anche la distribuzione nelle diverse categorie va discussa.

Abbiamo la distribuzione giusta degli allievi tra corso ordinario e dottorati? Ci sono abbastanza studenti stranieri? La distribuzione dell'età dei docenti è quella giusta? Gli studenti ricevono la stessa qualità di offerta formativa nelle diverse aree?
È anche in questo senso che dobbiamo sforzarci di crescere.

Lei punta molto sull'internazionalizzazione...
Ci vogliamo e dobbiamo confrontare con istituzioni come oxford, cambridge, harvard.
Questo richiede impegno da parte nostra per aumentare ancora la percentuale degli allievi non italiani (già oggi probabilmente abbiamo la percentuale più alta di tutti gli atenei italiani). Ma anche educare i nostri allievi a sentirsi parte di un sistema più vasto. Auspico che la Scuola sia in equilibrio di interscambio, che i nostri ex-allievi, per scelta, lavorino per dei periodi più o meno lunghi all'estero e che simmetricamente brillanti stranieri scelgano di venire a fare ricerca e studiare da noi.

Come si confronterà con i fondi dai privati?
È una sfida ineludibile e abbiamo in questo già avuto importanti risultati, per esempio, nelle partnership con alcune fondazioni bancarie. Il nostro partner naturale è naturalmente il ministero, perché siamo una scuola pubblica, ma è possibile e auspicabile trovare altri partner: enti di ricerca, soprintendenze, realtà industriali. Quello che sarebbe inopportuno sarebbe attivare una linea di ricerca perché abbiamo trovato un finanziamento. Perché la sns non è un ente di ricerca e questa trae motivazione nella Scuola in quanto preziosissimo strumento formativo. La ricerca strumentale non ha senso per noi e l'autonomia culturale della scuola è una risorsa importantissima.

 

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