«Fate strada all'uomo libero» dice uno dei monaci protagonisti di Des hommes et des dieux, il film del francese Xavier Beauvois in concorso oggi a Cannes. Ed è un gruppo di uomini liberi, più ancora che di religiosi, quello che il film ritrae, ispirandosi alla storia dei sette monaci cistercensi uccisi nel villaggio algerino di Tibhirine a inizio anni Novanta, ovvero al culmine delle tensioni fra governo e terroristi. In mezzo tante, troppe vittime civili, un'intera comunità che – questo il film non lo dice, ma lo lascia presagire – verrà spazzata via dalla violenza del fondamentalismo islamico, opportunamente strumentalizzato. Ma la forza tranquilla del film sta nella fermezza interiore del gruppetto di monaci votati all'armonia, vicini agli abitanti del villaggio che, davanti all'ondata fanatica che sta per travolgerli, si chiedono «Chi sono queste persone e che diavolo passa loro per la testa?».

«Ho voluto raccontare la storia di un gruppo di persone istruite e appassionate che, in una società egoista, hanno scelto di interessarsi agli altri e alla loro fede, oltre che alla propria», dice il regista. «Se il film funziona è perché ci riconduce all'essenziale: la comunicazione fra esseri umani» aggiunge Lambert Wilson, che interpreta il capo dei monaci, Christian, nella finzione come nella vita teologo e leader carismatico. «La politica non dovrebbe mai entrare nella questione privata della fede, che non deve riguardare né il possesso dei territori né quello dei beni materiali, e men che meno il potere».

Des hommes et des dieux è stato accolto in sala stampa da abbondanti applausi e ha commosso pubblico e critica, nonostante cinematograficamente sia poco agile, dato che riproduce i tempi dilatati e l'assenza di ritmo della vita dei monaci, scadenzata non da un montaggio hollywoodiano ma dalle orazioni (i canti intonati ripetutamente dai monaci rischiano di qualificare il film come "musical gregoriano") e dalle attività quotidiane del gruppetto di duri e puri arroccati sulle montagne algerine. A chi glielo fa notare, Beauvois replica: «Gli spettatori sono competenti, e in grado di fare un piccolo sforzo per immergersi in un mondo di contemplazione».

Des hommes et des dieux oltrepassa le religioni istituzionalizzate e le divisioni politiche per parlare di coscienza individuale e di scelte etiche che, come si dice nel film, sono sempre possibili, anche nelle situazioni piu' estreme. Cosi' i monaci, che potrebbero andarsene e salvarsi la vita, scelgono di non abbandonare il campo e la gente che si fida di loro, e mostrano con l'esempio che «si puo' sempre dire di no alla tentazione della violenza», come dice Beauvois. E il colpo di coda contro la propria madrepatria il regista lo assesta a meta' film, quando fa dire ad un funzionario algerino, preoccupato dalla piega che stanno prendendo gli eventi, «Se oggi l'Algeria non riesce a diventare una nazione adulta, la colpa è ancora del colonialismo francese».

 

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