Manda i migliori auguri da lontano alle due pellicole che rappresentano l'Italia al 63esimo festival di Cannes, il ministro dei Beni e le attività culturali Sandro Bondi. Cita solo La nostra vita di Daniele Lucchetti (in concorso) e Le quattro volte di Michelangelo Frammartino (nella Quinzaine). Omette volontariamente ogni riferimento a Draquila di Sabina Guzzanti, il documentario sulla ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo nel 2009, proiettato ieri fuori concorso alla kermesse francese.

Proprio in segno di protesta per l'inclusione di Draquila tra i titoli del festival, il ministro Bondi sabato scorso aveva declinato l'invito a presenziare a Cannes. «Nessuno l'aveva invitato ufficialmente, la sua presenza non era prevista – puntualizza Sabina Guzzanti dalla Croisette, attorniata come non mai da giornalisti soprattutto della stampa estera -. E del film ha visto solo qualche spezzone proiettato da Santoro. Provo grandissima vergogna per la figura terribile che ha fatto fare al nostro paese». Pronta la risposta del ministro: «L'ho visto, non parlo di cose che non ho visto» e nel ping pong a distanza tra Roma e Cannes Bondi ci tiene a precisare che il suo intervento non si sarebbe tradotto in pubblicità involontaria e che «la vera prova di un'eventuale pubblicità si avrà con gli incassi al botteghino». E subito la Bim, la casa di distribuzione di Draquila, fornisce i dati: l'incasso da venerdì scorso, da quando cioè il film è uscito nelle sale italiane, è stato di 413mila euro, quello di ieri 56.545 euro, piazzandosi al terzo posto al botteghino dopo Robin Hood e Iron Man.

Guzzanti replica ancora a Berlusconi, dopo le dichiarazioni del premier che si è definito «l'uomo più bersagliato dalla tivù pubblica» rispondendo a dichiarazioni secondo cui all'estero verrebbe percepito come un dittatore. Quello che sta facendo Berlusconi «è eversione e colpo di Stato». Ha detto la regista.

La stampa straniera è accorsa in massa a vedere Draquila. In una sala strapiena ci sono state risate nei momenti comici, battimani a fine proiezione e diversi giornalisti stranieri attendevano fuori i colleghi per sondare le reazioni alla pellicola. «Si ispira a Michael Moore. Parte da una tesi e la dimostra, ma mi è servito a capire cosa è successo dopo il terremoto abruzzese», ci ha spiegato un reporter francese di una testata importante. «Poco televisivo, molto cinematografico, efficace» puntualizza una collega d'oltralpe della televisione.

Il documentario di Guzzanti è un'incursione dell'artista nelle tendopoli aquilane subito dopo il terremoto. La regista ragiona sui motivi di una ricostruzione che non coinvolge più l'antico centro storico, con interviste a autoctoni, che si dividono tra coloro che si sentono prigionieri per il fatto di non poter tornare a casa propria e coloro che sono grati al presidente del consiglio per le nuove abitazioni. Il tutto inframmezzato da incisi sulle vicende giudiziarie del premier, accompagnate da fumetti e musichette e da riprese di repertorio.

 

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