Direttore Settis, che scuola Normale lascia e che indirizzi può prendere ora?
In questi anni penso che la Scuola abbia fatto dei passi molto considerevoli. In termini di qualità dell'offerta, di accresciute risorse e di bilanci economici particolarmente sani.
E' un punto che merita qualche riflessione. Normalmente gli atenei italiani impiegano quasi il 90% dei fondi per pagare gli stipendi del personale, spesso anzi di più (il che è contro la legge), qui alla Normale questa percentuale è sotto il 50%. Un caso unico nel nostro Paese. Siamo riusciti a fare molto con un bilancio molto sano.
Ma non è merito mio, non lo dico per modestia. Ma perché il consiglio direttivo e gli altri organi collegiali si sono mossi bene nella direzione che si è dimostrata efficace.
I punti che hanno caratterizzato i miei undici anni di direzione sono stati: coltivare il dna della Scuola, continuando una tradizione di grande qualità, in secondo luogo, mantenendo ferma la collegialità delle decisioni, abbiamo saputo recuperare fondi esterni e risorse in modo tale da rendere praticabili i progetti che via via facciamo, il terzo e ultimo punto è rappresentare bene nelle sedi istituzionali e comunicative la specificità della scuola.

Per quanto incidono nel bilancio i fondi esterni?
Nei miei undici anni di direzione, il fondo per il funzionamento ordinario, quello che viene erogato dal ministero, a parte il primo anno è sempre andato in crescendo. Oggi si aggira intorno ai 34 milioni di euro l'anno, ma ciò che è importante è la ripartizione di come viene speso. Alla Normale si spende moltissimo in ricerca, di gran lunga molto di più che negli altri atenei: nel 2009, per esempio, grazie anche al successo nell'autofinanziamento le erogazioni per quest'area del bilancio hanno raggiunto oltre il 40% del fondo di funzionamento ordinario.
Nell'ultimo anno, con i tagli generalizzati, abbiamo recuperato con fondi straordinari che ne hanno attutito la dimensione, sia esterni, sia grazie a un fondo di 3,2 milioni di euro che ci è stato dato con una legge dello Stato.
Devo dare atto, poi, al ministro Maria Stella Gelmini di averci concesso un fondo sostanzioso, 10 milioni di euro (2 all'anno) per l'edilizia scolastica, che ci permetterà di realizzare alcuni nostri progetti per la Scuola. Dal rifacimento di alcuni collegi, all'adeguamento della mensa, fino alla biblioteca che, con un milione di libri tutti a scaffale aperto, costituisce un'eccezione per il nostro paese. E abbiamo bisogno di creare spazio per questi libri, che spesso provengono da donazioni di grandi studiosi che hanno avuto rapporto con la Scuola, come Eugenio Garin, Vittore Branca, Delio Cantimori , Arnaldo Momigliano per citarne alcuni.
Ringrazio per la loro collaborazione Banca Intesa, la Fondazione Cariplo, la Fondazione Monte dei Paschi e la Fondazione Cassa di risparmio di Pisa, per averci sostenuto con generosi contributi.
Infine la Telecom ci ha aiutati nel varare i corsi di orientamento, che facciamo ogni anno, in 5 località italiane (in Calabria come in Toscana e nel Trentino) per far capire ai ragazzi che professioni possono svolgere in futuro, non necessariamente rappresentate qui alla Normale. E' importante sottolineare che tutti i contributi esterni non incidono minimamente sulla autonomia intellettuale della Scuola che si riserva sempre di accettare i contributi solo se non ci sono vincoli di questo genere.

In questi anni la Scuola è stata molto più presente sui media, sempre molto positivamente e da questo punto di vista è molto cresciuta la visibilità. Quanto è bene che cresca la Normale anche in altri temini?
Io credo che abbiamo raggiunto, per certi aspetti, una dimensione che la fa funzionare bene. Con 500 allievi (compresi tutti, stranieri, borsisti di scambio ecc.) dovremmo avere raggiunto un livello. Quanto alla presenza mediatica, è vero. Io l'ho vista accadere. E credo che sia dovuta a una serie di fattori.
Il primo: Carlo Azeglio Ciampi. Normalista che non perde occasione di dirlo, ci ha fatto da sponsor sempre. Ha sempre ricordato la Normale come scuola di vita, dove si imparano le virtù civiche. L'altro fatto è che, in una realtà università che si sta sfilacciando, la Normale ha l'aria di reggere, è vista come un posto dove ancora (per la selezione, per la qualità) si tengono livelli di grande qualità. Ed è paragonabile alle istituzioni straniere più prestigiose.

 

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