L'Expo 2010 che apre oggi a Shanghai è un fatto epocale almeno per tre motivi. Perché è la prima volta che viene ospitata da una città del Far East. Perché già nel titolo - Better city better life - centra alcuni temi chiave del futuro, la sostenibilità del vivere urbano, il rapporto tra sviluppo e ambiente, l'imprescindibile necessità di una green economy che da trend delle economie avanzate diventi direzione di marcia per tutti. Infine perché vede il debutto di una delegazione Usa a una esposizione universale e segna dunque la consacrazione di "Chimerica", l'asse Cina-America su cui si snoderanno gli equilibri geopolitici di domani. Ma non è tutto qui. Shanghai 2010 è anche un monito per il sistema Italia, presente con tutta la sua forza in un padiglione tra i più eleganti e innovativi della kermesse. È un messaggio che dall'oriente arriva a chi sta organizzando la prossima edizione del 2015 a Milano. La municipalità di Shanghai ha impiegato sette anni per allestire l'Expo. Un numero che, aldilà dei risultati da qui a ottobre, dà l'idea dell'importanza che la politica ha assegnato all'appuntamento, consapevole del ritorno che un evento del genere ha da tutti i punti di vista. Una Expo universale è un'opportunità. La Cina lo ha capito e l'ha colta.
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