Che sarebbe stata una corsa contro il tempo era chiaro. Non bisognava essere esperti di politica scolastica per sapere che la riforma delle superiori era lo scoglio contro il quale da decenni si infrangevano annunci di cambiamenti "rivoluzionari" dei governi di qualsiasi colore politico. Non a caso, l'impianto attuale è fermo, di fatto, alla riforma Gentile che risale al 1923.

La probabilità che accadesse anche questa volta era molto forte, tanto che il ministro Mariastella Gelmini lo scorso anno era già stata costretta a rinviare di 12 mesi il varo di nuovi licei e istituti tecnici e professionali. Tanti gli ostacoli da superare, troppi i tasselli da incastrare, poi mediare con l'ostilità di pezzi del sindacato, la contrarietà sotterranea di parte della burocrazia ministeriale (che teme di perdere potere) e con le Regioni, spesso in contrapposizione. In concreto, il passato ha insegnato che decidere di partire con la riforma solo quando tutto sarebbe risultato "a posto" equivaleva, purtroppo, a non decollare mai. Sarà stato anche per questo che il ministro Gelmini alla fine ha scelto di tirare dritto, di andare avanti nonostante la quasi certezza di forzare i tempi, di arrivare col fiato corto al debutto del nuovo secondo ciclo. Ben sapendo che il mosaico avrebbe avuto dei pezzi mancanti, da aggiungere all'ultimo momento.

Oggi, a poco più di un mese dalla chiusura dell'anno scolastico non ci sono ancora i programmi definitivi - ufficiali - delle nuove superiori. Programmi che stanno alla base della stesura e dell'adozione dei libri di testo e che avrebbero consentito alle famiglie di scegliere con un'adeguata conoscenza il corso di studi superiori per i propri figli. Inoltre, slittano al 2011 le nuove classi di concorso e non si conoscono nel dettaglio i tagli di ore nelle classi seconde, terze e quarte. A condizionare non poco il riordino ci sono gli obblighi di risparmio imposti dalla manovra triennale 2009/12 varata dall'Economia (che si tradurrà nel taglio complessivo di 87.400 cattedre in tutte le scuole), mentre a settembre entrerà a regime l'aumento del numero massimo di alunni per classe, quote che finora avevano risparmiato alcune scuole.

La mancanza di chiarezza e di indicazioni dettagliate e ufficiali complica molto il lavoro delle scuole e dei presidi in particolare. Ma, evidentemente, è il prezzo che Gelmini ha messo in conto pur di tagliare il traguardo della riforma. Garantendo poi, così come ha più volte detto, che ci saranno fondi adeguati e molti aggiustamenti arriveranno verificando il riordino sul campo. C'è da augurarsi che sia così. Altrimenti, anche la tenacia del ministro potrebbe non bastare.

 

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