Ma ciò che sorprende è il revisionismo: alcuni conservatori hanno iniziato a sostenere che i racconti sul fallimento degli interventi dell'amministrazione Bush all'indomani dell'uragano fossero soltanto falsità diffuse dai media. Lo stesso Bush ha tentato di correggere il tiro a gennaio del 2009: "Non venitemi a dire che la risposta federale è stata lenta quando trentamila persone sono state salvate dai tetti non appena la bufera si è placata."
Questo modo di pensare è assurdo. Abbiamo seguito tutti l'evoluzione della crisi Katrina: nessuno ha incolpato Bush dell'uragano, l'hanno accusato del fatto che migliaia di cittadini americani si sono trovati in una condizione di estremo disagio mentre le agenzie governative stavano a guardare impotenti.
Per giunta, nonostante le chiare indicazioni contrarie, i funzionari dell'amministrazione si affrettarono a lodare il modo in cui la FEMA aveva gestito l'emergenza. La famigerata battuta di Bush - "Brownie, stai facendo un ottimo lavoro" – riferita al direttore della FEMA, Michael Brown, fu pronunciata quattro giorni dopo l'inizio dell'incubo. Il presidente è stato dunque responsabile degli incredibili problemi istituzionali emersi più tardi all'interno dell'agenzia, agenzia che non aveva letteralmente alcun piano per gestire un evento distruttivo delle proporzioni di Katrina. Come è possibile sostenere che l'amministrazione Bush non abbia commesso errori? Immagino che si tratti di scegliere a cosa credere: se alla linea di partito o ai propri occhi.
© 2010 NYT – distribuito da The NYT Syndicate
(Traduzione di Francesca Marchei)
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