Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 08:12.
Sembrava che non interessasse a nessuno, la privacy online, a giudicare dai milioni di storie, foto e video ultrapersonali che la gente pubblica allegramente sui social network. E invece, da qualche tempo, non si parla d'altro. Google tiene in sospeso il rilascio della sua nuova tecnologia di riconoscimento facciale, che consentirebbe di sapere chi è ritratto nelle foto che si trovano online con il suo motore di ricerca, proprio perché teme le critiche dei difensori della privacy.
E intanto si trova a fronteggiare le accuse di aver raccolto indebitamente i dati privati dagli utenti collegati alla rete con il wi-fi nel corso delle rilevazioni destinate a raccogliere i dati per il servizio Street View.
Intanto, le polemiche sulla privacy in Facebook cominciano a far male: secondo i calcoli di SearchEngineLand, il numero degli utenti attivi sta crescendo sempre meno rapidamente perché accanto alle iscrizioni di nuovi abbonati si moltiplicano gli abbandoni di quelli vecchi. La spiegazione sembra collegata al disamoramento che molti provano per un social network che si era originariamente presentato come un luogo nel quale coltivare le "amicizie" e si è invece radicalmente trasformato, introducendo qualche mese fa una nuova politica della privacy che obbliga gli utenti a rendere pubblici molti dati che in precedenza erano privati.
Eric Schmidt, ceo di Google, e Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, hanno entrambi manifestato molto scetticismo sul tema della privacy. Schmidt ha dichiarato in pubblico di ritenere che, online, la privacy non esiste. L'opinione di Zuckerberg in materia è più o meno la stessa. Peraltro, Zuckerberg l'ha espressa in un contesto che riteneva privato e, in un paradossale contrappasso, è diventata pubblica perché una delle persone che erano con lui l'ha raccontata ad altri, come riporta Epicenter, un blog ospitato da Wired. Sta di fatto che le loro piattaforme sono focalizzate sul servizio all'accesso, alla diffusione, al reperimento e alla condivisione d'informazioni e, come modello di business, si concentrano sulla pubblicità. La privacy non fa parte del loro Dna. Ma questo carattere si sta lentamente trasformando in un problema.