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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 08:12.
La riforma dell'università approvata in commissione al Senato presenta importanti modifiche rispetto al progetto governativo, pur rispettandone lo spirito originario. È bene sottolineare le linee portanti del disegno di legge anche alla luce degli emendamenti approvati durante un dibattito parlamentare ricco di stimoli.
L'aspetto più innovativo del testo è quello di disegnare un assetto di governo degli atenei che finalmente distingue in modo netto le competenze dei rispettivi organi, favorendo responsabilizzazione delle scelte, minore autoreferenzialità e più rapidità nelle decisioni. Il tutto s'inserisce in un quadro che fa della valutazione delle singole università il pilastro del nuovo sistema.
Oggi cda e senato accademico svolgono funzioni che si sovrappongono, non incidono su alcuni temi decisivi della vita universitaria e rischiano di essere condizionati da istanze corporative. La riforma attribuisce invece al cda importanti compiti in via esclusiva: l'approvazione del piano triennale di sviluppo, la decisione d'istituire nuove sedi o nuovi corsi, l'ultima parola sull'assunzione del personale docente.
Nel testo governativo mancava un altro aspetto importante: la responsabilità dei provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento, che fino ad oggi competeva a un organo nazionale di rappresentanza elettiva delle categorie, il Cun. Un emendamento approvato in commissione attribuisce al cda la competenza su tutti i provvedimenti disciplinari.
Il cda sarà composto per circa la metà da soggetti esterni ai ruoli dell'università. Tutti i membri del cda, a parte la rappresentanza studentesca, dovrebbero caratterizzarsi per particolare competenza ed esperienza. Il rettore sarà invece eletto da tutta l'accademia per rappresentare l'unità della istituzione.
Davanti a questo spostamento di competenze in capo al cda, e al rettore, che ne ispira la linea, al senato devono spettare funzioni di stimolo e di controllo, che sono state meglio precisate e rafforzate rispetto a quanto previsto dal testo governativo. È stata fra l'altro introdotta in commissione la possibilità di proporre la sfiducia del rettore, con maggioranza di almeno i 3/4 dei componenti il senato accademico. Si è anche garantito un collegamento fra i dipartimenti e il senato accademico per assicurare un più funzionale ascolto delle istanze didattiche e di ricerca.