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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 09:30.
L'ultima modifica è del 27 maggio 2010 alle ore 08:05.
La politica fiscale in Italia, come in tutta Europa, oggi si muove tra Scilla e Cariddi. Da un lato sono necessarie forti riduzioni dei disavanzi per evitare aumenti dei tassi d'interesse e possibili crisi da debito. Dall'altro una stretta fiscale potrebbe mettere in pericolo la modesta ripresa in atto. In questo momento a noi pare che il rischio più grave per l'Italia sia il primo, dato il rapporto debito/Pil del 120%.
Ecco perché serve una politica fiscale rigorosa in termini di quantità e soprattutto di qualità, cioè di "come" si riduce il deficit. Che si debba ridurre la spesa e non aumentare le aliquote è per fortuna cosa ormai entrata nel lessico politico. Ma tagli temporanei che solo spostino le spese in avanti, e che non incidano sui parametri di spesa automatica servono a poco. Soprattutto non basterebbero oggi perché mercati sofisticati e attenti non si fanno ingannare con così poco.
Ci rendiamo conto che è facile invocare tagli alla spesa standosene comodamente seduti nei propri uffici all'università, e sappiamo bene quali siano i vincoli politici. Ma il rischio è serio. La probabilità di una perdita di fiducia dei mercati nei confronti dell'Italia per il momento è remota, ma se si verificasse sarebbe un evento dalle conseguenze estremamente severe. Bisogna dunque giocare d'anticipo perché se i mercati dovessero preoccuparsi, anche un surplus primario servirebbe a ben poco data la montagna di debito che l'Italia ha accumulato: i mercati guarderebbero solo al debito, e a quel punto ci sarebbe ben poco da fare. Quindi, insieme a misure che riducano subito il deficit, si deve iniziare a riconoscere che la spesa per pensioni e impiego pubblico deve scendere in proporzione al Pil. L'Italia deve costruire un sistema di welfare basato su sussidi temporanei a disoccupati, non su posti di lavoro pubblici permanenti e pensioni d'invalidità fasulle, e l'età pensionabile deve gradualmente salire dati gli andamenti demografici.
Alla luce di tutto questo, come valutare la manovra del governo? Sul fronte della spesa vi sono quattro elementi positivi. Il più importante, sia quantitativamente che come segnale di svolta, è il blocco dei salari pubblici e la riduzione, seppur di poco di quelli più alti.