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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 08:48.
L'ultima modifica è del 28 maggio 2010 alle ore 08:48.
Per anni ci è stato spiegato che il Corridoio 5 – ovvero l'Alta velocità ferroviaria che dovrebbe collegare Torino a Trieste – è un'infrastruttura indispensabile per il sistema paese. Se le cose stanno così, il grido di dolore lanciato dagli industriali veneti dopo l'ennesimo stop ai finanziamenti per la tratta veneta della Tav è del tutto comprensibile. Al momento l'Alta velocità italiana disegna una grande "T" sulla cartina geografica: da Torino arriva a Milano e da qui prosegue verso Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Da Milano verso Est non c'è nulla.
O meglio, c'è solo la mini tratta Milano-Treviglio. Poi il buio. Ciò significa che per l'Expo di Milano del 2015 il Nord-Est non sarà collegato con il capoluogo lombardo, perdendo enormi possibilità turistiche e industriali. Ma il ritardo peserà in maniera pesantissima anche sulla riapertura dei mercati dell'Est europeo, fondamentali per agganciare la ripresa. Inoltre, il mancato prolungamento verso Est della Tav vanificherà gli sforzi che si stanno facendo nella portualità, con la messa in rete dei porti adriatici e la nuova autostrada del mare. Ma dov'è finito il Corridoio 5?