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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 08:04.
L'ultima modifica è del 06 giugno 2010 alle ore 14:33.
Un mosaico di volti sorridenti, grande quanto l'intera parete d'ingresso, è la prima immagine a cui i lavoratori si trovano di fronte ogni giorno, quando entrano nella fabbrica del quartier generale di Qingdao (Shandong) dove Haier produce i televisori al led. Sono 160 foto di giovani ragazzi e ragazze. Basta camminare di fianco alla catena produttiva - al di qua della linea gialla e senza parlare con i lavoratori per non disturbarli, ci raccomandano - per non trovare più alcun sorriso sul volto della giovane donna che accende e spegne schermi quasi più grandi di lei.
Sono i nuovi 55 pollici al led e lei sta controllando che funzionino. Ogni giorno ripete la stessa operazione migliaia di volte: da questo stabilimento escono 15 milioni di televisori all'anno. Lei sa che più sarà veloce e meno sbagli farà, più avrà la possibilità di essere eletta miglior lavoratore a fine giornata. Dunque sulla linea c'è poco da sorridere e molto da concentrarsi.
Della qualità e del suo controllo il ceo Zhang Ruimin, che è facile incrociare nei corridoi dell'azienda - meno facile parlargli - ha fatto una regola assoluta. Nel 1984, dopo le lettere di lamentela di numerosi clienti per il malfunzionamento di alcuni frigoriferi, Ruimin ne allineò 76 nel cortile di quella che allora era una piccola fabbrica con 160mila euro di fatturato, prese un martello e li distrusse. Il messaggio era (ed è): «Non esiste una qualità A,B,C,D ma solo una buona e una cattiva qualità. E noi vogliamo fare solo prodotti di buona qualità».
Alla Haier i messaggi, e anche i gesti, sono molto forti. Così come lo è stata la sua crescita da un quarto di secolo a questa parte. L'azienda ha 40mila dipendenti e produce elettrodomestici, condizionatori, frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, televisori. Dal 1984 ad oggi è passata da zero a 14 miliardi di euro di fatturato, con un incremento medio annuo del 60%.
Adesso la Cina non basta più, soprattutto perché per affermarsi come marchio internazionale di medio alto livello, bisogna guadagnare credibilità non in Cina, ma in Europa. Ed è per questo che dallo Shandong, Zhang Ruimin ha pianificato la conquista del vecchio continente partendo da tre mercati molto significativi: Germania, Italia e Francia. Haier vuole diventare un brand sul mercato mondiale nello stesso modo in cui lo è quello di altre multinazionali, cinesi e non. Nel medio termine la sfida di Sun Shubao, general manager per l'Europa, è fare di Haier il quinto marchio di elettrodomestici in Europa.