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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 13:28.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2010 alle ore 13:29.
Le peregrinazioni ormai senza sosta del circo di policy-maker e media che si muove fra G-8, G-20 e altri incontri internazionali hanno toccato nel giro di pochi giorni Corea del Sud e Finlandia. Sempre per poche ore, come è d'uso per questo genere di consessi, ma abbastanza per provare qualche semplice riflessione su due economie uscite meglio di altre dalla crisi e che hanno più punti in comune di quanto possano far pensare storia, geografia, risorse naturali, assetti istituzionali, quasi agli antipodi.
Entrambi i paesi hanno costruito il proprio successo economico nel giro degli ultimi decenni, partendo da uno stato di profonda arretratezza, e hanno sofferto negli anni 90 crisi bancarie devastanti. Nell'un caso e nell'altro, per riprendersi dalle crisi e raggiungere la condizione attuale, le chiavi di volta sono stati gli investimenti in ricerca e sviluppo e in istruzione.
La Corea viene da più lontano. Negli anni 60, il reddito pro capite era inferiore a molti paesi africani. Altro che tigre asiatica. L'economista Vito Tanzi la porta a esempio, in un confronto di opposti con l'Argentina, per dimostrare che il destino di nessun paese è segnato, ma che le politiche giuste sono le armi dello sviluppo. Oggi è uno dei paesi più ricchi del mondo e una grande potenza industriale. I suoi grandi gruppi fanno concorrenza ai giapponesi. Molti fanno della tecnologia la carta vincente: dallo 0,5 del 1970, la percentuale del Pil destinata a ricerca e sviluppo è salita rapidamente oltre il 3 per cento.
Nell'annuale rapporto Pisa dell'Ocse sui risultati scolastici, gli alunni coreani sono in testa alle classifiche in matematica e scienze, le basi dell'economia moderna. Il rimbalzo della Corea dopo una recessione nient'affatto profonda è stato vigoroso.
Non così brillante è stato il recupero della Finlandia, che aveva subito la crisi più pesantemente di altri paesi dell'area euro. Ma che ora sta cavalcando la ripresa della Russia, il suo partner commerciale più importante. I suoi conti sono fra i più in ordine di Eurolandia e il rischio Finlandia di poco superiore a quello tedesco, ben lontano dal panico che ha investito la periferia europea.