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A chi serve il tesoro di Kabul

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 08:35.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2010 alle ore 08:36.

Ferro, rame, cobalto, oro e litio per un valore stimato di mille miliardi di dollari. Il governo afghano ostenta ottimismo dopo che è stato reso noto il rapporto stilato dai geologi dell'United States Geological Survey. A Kabul, il portavoce presidenziale Waheed Omar lo ha definito «la più bella notizia da molti anni» e ha ipotizzato che le risorse siano ancora più ampie, considerato che i geologi dello Usgs hanno analizzato in modo completo solo il 30% del territorio. Il portavoce del ministero delle Miniere, Jawad Omar, ha annunciato l'avvio degli appalti per assegnare i diritti d'esplorazione dei giacimenti entro sei mesi.

Le condizioni del paese non consentiranno però lo sfruttamento delle risorse in tempi brevi. Buona parte dei giacimenti si trovano nelle province meridionali e orientali, instabili per la forte presenza di insorti, e la guerra rende in molte aree impossibile la costruzione delle infrastrutture necessarie. La compagnia statale cinese Mcc che si è aggiudicata la concessione per la grande miniera di rame di Aynak, nella provincia di Logar, difficilmente potrà cominciare a sfruttarla nel 2011 come inizialmente previsto anche a causa della difficile opera di sminamento della zona.

Jawad Omar ipotizza ottimisticamente che per dare il via allo sfruttamento minerario saranno necessari almeno cinque o dieci anni, mentre il rapporto dei geologi statunitensi parla addirittura di decenni. Valutazione condivisa anche negli ambienti dell'intelligence. «La possibilità di sfruttare le risorse minerarie in tempi ragionevoli dipende dalla loro localizzazione - sostiene una fonte che ha operato a lungo in Afghanistan e che preferisce l'anonimato - I giacimenti situati nelle province meridionali e orientali a forte presenza talebana non potranno essere sfruttati senza un accordo che ponga fine al conflitto, e le ricchezze minerarie possono costituire la "torta" intorno alla quale avviare i negoziati con gli insorti coinvolgendo anche i paesi vicini».

«La guerra di Obama diventa ora più importante e allo stesso tempo più difficile», ha commentato Bruce Riedel, l'ex agente della Cia che l'anno scorso collaborò alla messa a punto della nuova strategia afghana. Improbabile però l'impiego di forze militari americane o alleate (insufficienti, nonostante i rinforzi, per coprire le esigenze belliche) a difesa di miniere e basi delle compagnie minerarie. Lo sfruttamento delle risorse afghane potrà invece diventare un ottimo affare per le private security companies che già proteggono molte attività produttive in Afghanistan.

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Tags Correlati: Bruce Riedel | Central Intelligence Agency | Expert | Kabul | Lucio Caracciolo | Marco Bertolini | Mcc | Ministero del Tesoro | Omar Jawad | Stati Uniti d'America | Task Force | Waheed Omar

 

«Anche se le stime sulle ricchezze minerarie si rivelassero corrette, non credo possano indurre Washington a prolungare la presenza militare oltre lo stretto necessario anche per gli elevati costi bellici», dichiara Alessandro Politi, direttore Scenari globali di Expert Italia, secondo il quale «non si può escludere l'ipotesi che la notizia delle ingenti risorse minerarie costituisca un'azione propagandistica tesa a influenzare un'opinione pubblica occidentale sempre più contraria all'impegno militare in Afghanistan».

I rilevamenti aerei dello Us Geological Survey, basati su dati stilati dei geologi sovietici negli anni 80, iniziarono nel 2006 e vennero completati l'anno successivo, ma restarono dimenticati da tutti fino a pochi mesi or sono, quando a gestirli ha provveduto una task force del Pentagono. «Non è certo la prima volta che emergono notizie circa le risorse minerarie afghane - sostiene Lucio Caracciolo, direttore del mensile di geopolitica Limes - La novità è una così ampia visibilità mediatica alla notizia». Caracciolo non crede che le ricchezze minerarie cambieranno la situazione sul terreno o influenzeranno la missione militare di statunitensi ed europei, determinata da motivazioni diverse: «Le ricchezze minerarie potrebbero essere parte di un negoziato che però al momento i talebani non sembrano volere, anche perché stanno vincendo la guerra».

«Non c'è nulla di nuovo, da anni circolano notizie e rapporti sulle ricchezze minerarie afghane, soprattutto ferro e rame - conferma il generale Marco Bertolini, che nel 2009 è stato capo di stato maggiore delle forze alleate a Kabul (Isaf) - Non credo possa influire sul conflitto, che non è determinato dal controllo delle risorse, né sull'interesse internazionale per l'Afghanistan: nessun paese si aggiungerà a quelli che compongono Isaf per ottenere concessioni minerarie».

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