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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 08:06.
Il 63% non è una maggioranza bulgara ma è una maggioranza ampia, più che ampia. Un sindaco eletto con il voto di circa due terzi del corpo elettorale ha un consenso più che solido per governare la città. A Pomigliano, invece, sembra che la vittoria del referendum sia andata al 36% dei lavoratori che hanno bocciato l'accordo sottoscritto tra Fiat, Cisl e Uil. A sentire i rappresentanti della Fiom l'accordo sarebbe da stracciare. Per fare cosa? Chiudere lo stabilimento di Pomigliano e mandare tutto allo sfascio? La fabbrica, l'indotto, l'intera economia che si regge sullo stabilimento Fiat? Il resto del mondo raziocinante, invece, guarda avanti.
Pensa agli investimenti futuri, alla possibilità di ripartire. In democrazia governa la maggioranza e in fondo ha ragione Luigi Angeletti, leader Uil, che considera impossibile decidere solo in presenza dell'unanimità. Dare risposte concrete a chi mette al primo posto l'occupazione rinunciando agli estremismi diventa ora la priorità. Nel segreto dell'urna Pomigliano ha scelto. Di lavorare.