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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 08:00.
In attesa della pubblicazione degli stress-test sui conti delle banche europee, vari parametri indicano che eventuali problemi di tenuta non riguardano gli istituti italiani. È il caso della liquidità e, in particolare, dell'utilizzo del funding presso la Banca Centrale Europea. A fine aprile 2009, secondo i dati di uno studio del Credit Suisse, l'utilizzo del funding Bce da parte delle banche italiane era pari al 3% del totale.
I principali «utilizzatori finali» delle risorse della Banca centrale europea erano invece le banche tedesche (28%), seguite da quelle francesi (17%), spagnole (12%) e poi da quelle irlandesi, greche e belghe (con l'11%). Il dato che fa più scalpore, sempre secondo le elaborazioni del Credit Suisse, è però il rapporto tra il funding presso la Bce e il prodotto interno lordo dei singoli Paesi. Ne risulta, sintetizzando per motivi di spazio, che le banche italiane hanno un'eposizione a breve con la Bce pari al 2% del Pil italiano. A differenza di Irlanda (45% del Pil) e Grecia (35%), che finanziano a breve quasi la metà della ricchezza annuale prodotta nei rispettivi Paesi. (Al.G.)