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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2010 alle ore 08:05.
I calcoli sul tesoretto del fondo F2i per le infrastrutture sono presto fatti. Vito Gamberale, l'amministratore delegato e fondatore, è stato anche un uomo fortunato. Il patrimonio minimo previsto, pari a 1,5 miliardi di euro e raggiunto nel dicembre 2007, è stato ottenuto dribblando di slancio gli effetti della grande crisi scoppiata pochi mesi prima. Poi, grazie a qualche ritocco, è stata superata quota 1.850 miliardi, a cui vanno sottratti investimenti fatti per circa 810 milioni. Questo significa che il tesoretto custodito nelle casse del fondo resta di oltre 1 miliardo. Una bella somma che, considerando le difficoltà del momento, vale doppio.
Anche perché fondi di private equity così liquidi rappresentano una eccezione. Ecco perché Gamberale, e i suoi azionisti di maggior peso, continuano a essere molto corteggiati, anche per operazioni destinate a soddisfare soprattutto gli interessi delle aziende da salvare e delle banche che le hanno affidate.
In proposito chi lo conosce bene aggiunge una battuta amara sulle pressioni che espongono F2i al rischio di trasformarsi, sia pure parzialmente, in una sorta di nuova Gepi, la finanziaria pubblica costituita all'inizio degli anni Settanta per salvare imprese in difficoltà (rischio evitato nel recente caso della Tirrenia scegliendo di sfilarsi in silenzio e con un certo stile). L'azionariato del fondo è complesso, con quattro azionisti a poco meno del 16% (Cassa depositi e prestiti, UniCredit, Banca Intesa infrastrutture e sviluppo, Merrill Lynch) e altri quattro al 6,40% (le fondazioni Cariplo, Monte dei Paschi, Cr Torino e la Cassa geometri). La presenza incombente è di un anziano signore al vertice della Fondazione Cariplo e dell'Acri, l'Associazione delle casse di risparmio: Giuseppe Guzzetti, che non è neppure in consiglio di amministrazione del fondo F2i ma che, nonostante ciò, fa sentire la sua voce e non ha perso il gusto dei disegni di ampio respiro.
Gamberale e Guzzetti formano una strana coppia: fatti apposta per non capirsi. Il primo è un socialista della Prima Repubblica, coriaceo e aziendalista a oltranza. Guzzetti è uno degli ultimi democristiani, mediatore e gran manovratore. Di sicuro la loro intesa è messa a dura prova dai fatti e anche dal carattere di Gamberale, ben conosciuto per la determinazione con cui è solito dire dei no sempre motivandoli ma che sempre dispiacciono e spesso irritano. A suo favore l'amministratore delegato ritiene di portare risultati apprezzabili, ottenuti nonostante anni difficili per i fondi di private equity. Tanto che, proprio giovedì scorso, 57 lettere, spedite a tutti gli azionisti di F2i, hanno annunciato la lieta novella: nessuna commissione di gestione da pagare e dividendi per 20 milioni di euro, pari a un rendimento sul capitale versato del 15% l'anno dalla costituzione.