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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 08:40.
L'ultima modifica è del 06 luglio 2010 alle ore 09:32.
Lo schema lo conoscete. Il Consiglio europeo fa un annuncio per impressionare i mercati finanziari e poi impastrocchia tutto al momento di tradurlo in pratica. In mezzo al clamore che si scatena, i mercati cedono al panico.
Lo stesso meccanismo potrebbe ripetersi per gli stress test sulle banche europee. La decisione di rendere pubblici i risultati di questi test relativi a 26 istituti di credito è stata l'unica buona notizia prodotta dal vertice Ue di due settimane fa, seguita da trattative per estendere i test a 100 banche, tra cui una parte delle Landesbanken tedesche e delle Cajas spagnole, che sono gli istituti considerati più a rischio.
Ci sono due ragioni per condurre e pubblicare questi stress test. La prima è la necessità di ridurre l'incertezza dei mercati riguardo al sistema bancario nel suo insieme attraverso un processo credibile e trasparente; la seconda è l'esigenza di ricapitalizzare le banche più vulnerabili. Ma se si vuole che questi sforzi abbiamo successo, gli stress test devono a loro volta superare tre test: includere scenari realistici, essere credibili ed essere sorretti da una strategia di ricapitalizzazione plausibile.
Per stress realistico intendo l'inclusione degli scenari peggiori estremi, non probabili. Alla luce del dibattito di questi ultimi tempi sulla Grecia, includo in questa categoria le stime più pessimistiche su una "sforbiciata" (una deduzione del valore dei titoli di stato) pari a circa il 50% del valore nominale. Gli stress test, secondo notizie della settimana scorsa, includeranno l'ipotesi di una sforbiciata uniforme sui titoli di stato del 3%. Questa percentuale è una barzelletta. Certe banche sono più esposte di altre sui titoli di stato greci, portoghesi, irlandesi e spagnoli, ed è importante che siano valutate sulla base di ipotesi di riduzioni significative del valore dei titoli di stato in loro possesso.
Vedo la mano della politica dietro a questa percentuale del 3%. La politica ufficiale della Ue è di negare il dato di fatto che la Grecia potrebbe finire in default o essere costretta a ristrutturare il debito. Uno stress test autentico rischia di mettere a nudo il fatto che la posizione della Ue è indifendibile. Quelli che si oppongono a includere il debito pubblico negli stress test sostengono che il semplice fatto di ipotizzare una sforbiciata potrebbe trasformarsi in una profezia che si autorealizza. Il mercato salterebbe alle conclusioni sbagliate.