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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 08:07.
La tutela della privacy dei cittadini, comuni o noti, e il diritto degli stessi cittadini ad essere informati possono coesistere. Più volte lo abbiamo scritto, sottolineando come il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche sia mal scritto, contraddittorio, infine impossibile da rispettare. L'avvocato Malavenda ha spiegato con efficacia che, se approvato, non supererà comunque il vaglio della Corte costituzionale (da qui i dubbi del Quirinale). Perché dunque ostinarsi alle marce forzate estive per il sì?
Il sindacato dei giornalisti Fnsi ha proclamato una giornata di sciopero per il 9 luglio e il segretario Siddi ha aperto alla possibilità di rivedere la decisione, se da parte del governo un fatto concreto riaprisse il dialogo. Lo speriamo e ci chiediamo al tempo stesso: è lo sciopero lo strumento giusto per dare forza alla protesta, visto che anche la Federazione editori condanna il ddl? Non sarebbe meglio far sentire la voce dell'informazione con pagine di commenti, redatte dalle grandi firme, per convincere l'opinione pubblica? Viviamo un'era frenetica e il silenzio è arma elegante ma spuntata. Meglio stavolta ripetere il punto: parlando e dialogando.