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Berlusconi a fine corsa? Le risposte di Feltri e Polito

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 08:48.

Berlusconi al capolinea? È la tesi lanciata ieri dal Financial Times, che in un editoriale ha elencato gli eventi che hanno indebolito la leadership del premier. Dagli scandali alla legge sulle intercettazioni, fino ai casi di corruzione e alla dimissioni di Scajola e Brancher. Il quotidiano della City segnala l'ascesa del ministro all'economia Tremonti e del presidente della Camera Fini, citando anche l'autorevolezza internazionale del governatore Draghi. A Fini in particolare, e alle mosse politiche che compirà in autunno, Ft guarda come a un leader capace di ridare all'Italia peso nello scacchiere internazionale: «Solo con un nuovo leader il paese potrà ripartire».


«Il Cavaliere? La sfangherà»
Direttore Feltri, il suo giornale si è sempre occupato della questione Fini. C'è davvero una crisi di leadership, come dice il Financial Times?
Non ho ancora capito quello che vuole Fini, e probabilmente non lo sa neanche lui. Questa vicenda è sul tavolo da dieci mesi. Se non viene affrontata una volta per tutte daremo sempre la prova di essere un paese pasticcione, litigioso, che non risce a sistemare le questioni interne. Risolta la questione Fini, a quel punto tutto il resto automaticamente dovrebbe appianarsi.
Brancher, la manovra?
Non si può negare che il momento sia turbolento. Eppure mi pare che la vicenda Brancher ormai si sia conclusa. La manovra andrà in porto così com'è e le regioni dovranno rassegnarsi ai tagli.
Quindi cosa dobbiamo aspettarci per l'autunno?
Non vedo perché, solo per questioni interne al Pdl, dovremmo mandare in pensione un governo che si sta comportando egregiamente. Se, come dice lo stesso Financial Times, l'Italia gioca davvero un ruolo importante nella Nato, se l'economia italiana è più forte e sta uscendo dalla recessione, sarà pur merito di qualcuno? Tutto ciò non è avvenuto per caso, ma grazie all'attività di un governo, specialmente di Berlusconi e Tremonti.
Quali i punti deboli del governo?
Se parliamo della "politica politicante", della routine di palazzo, credo che la leadership sia inadeguata. Ma in campo internazionale, no. Sui rapporti interni, nella coalizione e con l'opposizione, questo governo secondo me non ci sa fare. Non è il terreno forte di Berlusconi, su questo sono d'accordissimo. Ma a me interessano i risultati, che ci sono. In campo internazionale soprattutto. (di Michela Finizio)

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Tags Correlati: Berlusconi | Gianfranco Fini | Società dell'informazione | Tremonti

 



«Forse, ma con la paralisi»
Direttore Polito, in autunno ci aspetta una crisi di governo come ipotizza il Financial Times?
Non credo. La leadership di Silvio Berlusconi è indebolita, ma la situazione attuale non prelude a nuove elezioni, bensì a tre anni di paralisi. Come avvenne nella legislatura 2001-2006, quando, a metà mandato, la guerriglia permanente all'interno della maggioranza causò il blocco dell'attività di governo.
Berlusconi deve guardarsi più da Tremonti o da Fini?
Con Fini lo scontro è aperto, mentre con Tremonti non c'è un conflitto dichiarato. Ma il punto cruciale in questo momento, come rileva il Financial Times, sono le tensioni sulla manovra.
Quindi Tremonti ha più potere?
Fini ha un progetto politico contrapposto a Berlusconi, ma non punta alla rottura. Il suo gioco regge finché è presidente della Camera e leader nel Pdl. È un gioco di palazzo. Tremonti invece non ha un progetto alternativo, ma con la gestione della manovra e la necessità di ridurre la spesa pubblica, sta mettendo il premier in difficoltà con il suo elettorato, dalle regioni del Nord agli industriali.
Quale episodio recente ha danneggiato di più l'immagine di Berlusconi?
Le dimissioni di Scajola e, soprattutto, quelle di Aldo Brancher. Intanto perché le dimissioni di due ministri sono sempre un fatto grave per un governo – si pensi a quanto fanno discutere in Francia in questi giorni quelle di due sottosegretari –. E poi perché hanno colpito fortemente l'opinione pubblica, dato che interessano una forza politica che si è presentata sulla scena come un'alternativa alla Prima Repubblica e ai politicanti di mestiere. (di Giovanna Mancini)

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