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Commenti e Inchieste

Guerra al terrore e giri di parole

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2010 alle ore 09:12.
L'ultima modifica è del 14 luglio 2010 alle ore 09:15.

Il capo della Nasa Charles Bolden, in un'intervista ad Al Jazeera, ha detto che Barack Obama gli ha chiesto di aiutare il mondo islamico a riconquistare la consapevolezza del contributo storico che ha dato in passato alla scienza, alla matematica, all'ingegneria. L'intervista sta facendo discutere, nonostante le smentite della Casa Bianca, non solo perché Obama ha deciso di cancellare il programma spaziale per tornare sulla Luna, ma perché allietare lo spirito dei popoli islamici non sembra rientrare tra le priorità della Nasa.

I critici conservatori e i sostenitori liberal sbagliano ad accusare e lodare Obama per aver rotto nettamente con la politica di sicurezza nazionale di George W. Bush. La partigianeria, la chiacchiera e i luoghi comuni applicati alla politica estera non aiutano a comprendere la strategia americana, a spiegare le mosse della Casa Bianca, a giudicare il primo mandato del presidente nero. Soprattutto non possono cambiare alcuni dati di fatto: Obama ha mantenuto il ministro della guerra e il gruppo di generali degli anni bushiani per provare a vincere la guerra contro al-Qaeda.

La dottrina politico-militare scelta da Obama per il successo in Iraq e Afghanistan è la stessa che aveva elaborato Bush al termine del suo secondo mandato. Non è fuggito da Baghdad e ha triplicato le truppe in Afghanistan. L'esercito ha avviato una gara d'appalto per una nuova base a Mazar-e-Sharif. Ci vorrà almeno un anno per costruirla, poi dovrà essere usata. Un segnale evidente che il presidente non ha intenzione di ritirarsi presto, al contrario di quanto raccontano i suoi detrattori o sperano i suoi fan.

Un'altra promessa mantenuta è quella sul Pakistan. Durante i dibattiti elettorali, mentre John McCain lo accusava di proporre idee pericolose, Obama diceva che da presidente avrebbe autorizzato le forze speciali a oltrepassare il confine pakistano per catturare o uccidere i nemici. Da quando è entrato alla Casa Bianca, ha autorizzato 98 attacchi missilistici sui villaggi pakistani provocando 820 morti.

Guantanamo è ancora aperto e non dovrebbe chiudere nemmeno entro la fine del mandato, nonostante il decreto esecutivo del primo giorno alla Casa Bianca. I detenuti del supercarcere saranno processati nelle corti militari create dal Congresso ai tempi di Bush. Un gruppo di irriducibili non godrà di nessun diritto e resterà in carcere a tempo indeterminato senza processo, esattamente come prima. La lista potrebbe continuare con la conferma delle rendition, delle operazioni coperte della Cia, degli omicidi mirati, dei programmi di spionaggio, del bilancio record del Pentagono.

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Tags Correlati: Afghanistan | Al Jazeera | Barack Obama | Charles Bolden | CIA | George W. Bush | Iraq | Nasa | Politica |

 

Questo non vuol dire che Obama sia uguale a Bush, ma nemmeno che il nuovo presidente abbia cancellato l'architettura giuridica della guerra al terrorismo costruita dal suo predecessore. Obama è molto bravo a creare consenso intorno a una dottrina di sicurezza nazionale che fino a un paio d'anni fa sembrava una macchia indelebile sui principi liberali e democratici dell'America. I politici si giudicano da questi particolari, anche se poi mostrano il fianco a critiche efficaci. Obama, per esempio, è costretto a fare concessioni lessicali per rendere digeribile la politica antiterrorismo necessaria a difendere la sicurezza del suo paese e dei suoi alleati. Non parla più di «war on terror», ma di «azioni contro l'estremismo violento». Nei documenti strategici non fa più riferimento al «radicalismo islamico» e al «jihad». Rifiutarsi di chiamare le cose con il loro nome solo per non urtare la sensibilità altrui, e magari anche cambiare le priorità strategiche della Nasa, non è detto che sia una scelta saggia. Alla lunga c'è il rischio di dimenticarsi per quale motivo siamo impegnati in Afghanistan.
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