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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 08:04.
C'è una corsa contro il tempo che riguarda una fetta essenziale del made in Italy - la filiera del tac (tessile, abbigliamento, calzature) - e che il nostro paese rischia di perdere. Varata la legge sul "made in" (il 17 marzo), l'inganno sta nei decreti attuativi previsti entro e non oltre il 23 agosto. Nel complicato clima in cui vive la nostra politica, tra tormentate manovre e dimissioni, non se ne vede traccia. Non è un buon segno. Perché per le aziende del settore si tratta di un passaggio essenziale.
La legge entrerebbe infatti in vigore incompleta e dunque a rischio sanzione da parte della Ue. Questione di puntualità, che si traduce in incertezza normativa, in danni al sistema, in multe, insomma in soldi. Non è tutto: Bruxelles pare non avere gradito, per usare un eufemismo, il ritardo con cui è arrivata la notifica della legge stessa. Il rischio, in questo caso, è il parere contrario, lo stallo della legge, il dovere ripartire da capo. Insomma, è troppo chiedere a chi legifera su questioni in cui il tempo è (anche) denaro di dare un occhio all'orologio? In questo caso se n'è già perso troppo. Di tempo e denaro, intendiamo.