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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2010 alle ore 09:59.
Gli effetti della crisi finanziaria globale e della successiva crisi innescata dalla Grecia non sono ancora superati. In Europa la ripresa, che pure può dirsi avviata, è ancora discontinua e incerta. Ciò che è avvenuto in questi ultimi tre anni non è valutabile solo in base ai pur fondamentali dati macroeconomici, ma si avvicina a un passaggio d'epoca. È stato un triennio di fuoco.
La globalizzazione commerciale, finanziaria e degli uomini ha fatto progredire complessivamente le condizioni dei popoli; ma il modo in cui essa si è sviluppata ha aggravato, per l'assenza di istituzioni di governo della trasformazione, e per aver fatto perno sul debito, le distanze tra le aree del mondo e ha reso possibile la trasmissione immediata del contagio delle crisi economiche.
Il battito delle ali della farfalla in un continente si trasforma, a distanza, in un'alluvione in un altro continente. Se si sostituisce la farfalla con i mutui subprime – che, certo, farfalla non sono, ma hanno provocato negli stessi Stati Uniti, dove sono stati escogitati, una tempesta perfetta – si vede come il contagio, nella finanza, possa essere facilmente propagato, attraverso la via dell'impacchettamento dei titoli, che passano di mano in mano dei diversi sottoscrittori, fino alla costruzione di derivati di derivati diffusi in tutto il mondo. È stato il modo per trasferire i rischi e distorcere profondamente la funzione degli intermediari finanziari.
È nato così un sistema bancario-ombra. Hanno reso possibile ciò una politica monetaria negli Usa lungamente espansiva e carenze nella regolamentazione bancaria e finanziaria, nonché nell'azione di vigilanza. Sono, queste, le spiegazioni della crisi – che trova un precedente solo in quella degli anni 30 – largamente condivise. Su di esse è stato opportuno concentrarsi anche in ossequio all'insegnamento del mio maestro, Guido Carli, che diffidava delle spiegazioni metaeconomiche.
E tuttavia non può trascurarsi che, alla base delle cause della tempesta finanziaria ed economica, che vanno autonomamente analizzate nel modo in cui si è detto e come tali contrastate, sia una distorsione profonda dei valori ai quali guardano parti delle società in varie aree del globo, finendo con il porre in primo piano l'arricchimento facile, la prevalenza dell'avere sull'essere, ma concorre anche l'isterilirsi della visione dei fini della vita, la riflessione su di essi essendo ritenuta quasi come una perdita di tempo.