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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2010 alle ore 09:29.
Chi siamo veramente? La domanda risale alla notte dei tempi, eppure Jeffrey Gordon ha una risposta quanto mai originale. Siamo i diecimila miliardi di cellule che compongono il nostro corpo e che hanno lo stesso patrimonio genetico, più centomila miliardi di cellule batteriche di vario tipo, più una galassia ancora più grande di differenti virus che stanno stabilmente dentro queste cellule batteriche e che probabilmente danno loro una mano.
Siamo insomma un organismo di organismi, che vivono in simbiosi. Ciascuno di noi differisce dagli altri per il suo Dna, per i batteri che ospita (che però all'interno di una famiglia sono simili), e per i virus che stanno dentro a questi batteri e che, invece, variano parecchio da persona a persona. L'esistenza di una forte identità virale (un "viroma", per paragonarlo al genoma) è stata scoperta da Gordon, direttore del centro per gli studi genomici della Washington University di St Louis. Insieme a Forest Rohwer, della San Diego State University e ad altri ricercatori ha studiato i batteri che stanno nel nostro intestino e che, per esempio. sintetizzano amminoacidi e vitamine essenziali per il nostro organismo. Si è così accorto che questi microorganismi erano a loro volta colonizzati stabilmente da virus, per l'80% sconosciuti (lo studio è stato pubblicato su Nature).
«È un mondo ancora inesplorato. Siamo la somma di parti umane e microbiche» ha commentato Gordon, il cui obiettivo finale è capire se questo ecosistema che ospitiamo può essere in qualche modo legato a malattie, alla resistenza alle patologie, o per esempio alle allergie, che sono molto aumentate negli ultimi anni.
L'individuo è il risultato non dell'espressione di un singolo Dna, bensì di un «paesaggio genetico», scrive Gordon. In altre parole, una persona non sarebbe altro che un'ammucchiata di migliaia di miliardi di organismi differenti che lavorano all'unisono per renderci unici, unici ma plurimi. Siamo perciò un paradosso vivente (nel vero senso della parola)?
«Unici ma plurimi non è una cosa nuovissima - risponde Franca D'Agostini, professore di Filosofia della Scienza al Politecnico di Torino e autrice, tra gli altri, del recente saggio Paradossi (Carocci) -. Fin dalle origini della filosofia troviamo l'idea che l'identità sia plurima, che si ospitano diversi io nell'io. Sia Platone sia Aristotele sostenevano che l'unità è uno-singolo, ma anche uno-tutto, dunque è composta di molte parti».