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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2010 alle ore 08:28.
L'ultima modifica è del 29 luglio 2010 alle ore 08:08.
Non era questo il modo per voltare pagina nella storia di Tirrenia. Per prendere distanza dal pozzo senza fine di fondi statali sparsi al vento, di inefficienza, di commistioni tra politica e clientela, di grand commis pronti a occuparsi del proprio più che dell'interesse dei più. La privatizzazione di Tirrenia e Siremar da parte di Fintecna poteva essere l'occasione per fare spazio a un operatore privato che garantisse efficienza, prezzi equi, servizi adeguati. Che insomma mettesse al primo posto l'esigenza del cliente.
Ma i 520 milioni di debiti hanno scoraggiato il mercato. E l'ultima grande compagnia di navigazione pubblica... è finita in mano pubblica. Unico concorrente in gara era infatti rimasta Mediterranea Holding, che ha in pancia un azionista di maggioranza (con il 37%) che si chiama Regione Sicilia, sia pure con una parte di azioni di serie B che la terrebbero lontana dalla gestione operativa. Come dire la privatizzazione dal pubblico al pubblico in un monopoli in cui non si passa dal via. Che i vecchi errori non si ripetano è un auspicio e una speranza. Ma sia concesso il dubbio.