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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2010 alle ore 08:37.
La riforma Gelmini dell'università, approvata in commissione in Senato e attualmente discussa in aula, è andata e va suscitando - com'è giusto - un largo dibattito anche al di fuori dei sancta sanctorum del potere politico. Tuttavia, parecchi contributi al dibattito stesso hanno rischiato di confondere le idee più di quanto non le abbiano chiarite. Può dunque valere la pena di cimentarsi in un inventario delle questioni aperte, fondato sul criterio classico (e, per forza di cosa, semplificatorio) della risposta vero/falso.
1 È vero o falso che la riforma Gelmini rappresenta il primo tentativo, da tempo quasi immemorabile, di ridisegnare da cima a fondo il sistema dei nostri studi universitari?
VeroIn realtà, in un passato più o meno recente si sono prese decisioni, per esempio quelle riguardanti l'autonomia finanziaria degli atenei, più epocali ancora di quelle previste dal ministro Gelmini. Ma nessun intervento legislativo degli ultimi decenni ha avuto, come quello attuale, l'ambizione di toccare tutti i punti "sensibili" dell'università italiana, in uno sforzo di riforma complessiva del sistema.
E'È vero o falso che la riforma Gelmini riorganizza l'intera "governance" degli atenei?
VeroIn ogni università, i poteri effettivi sono destinati a transitare dal senato accademico al Consiglio d'amministrazione. E questo trasferimento di sovranità promette di avere ricadute positive, almeno nella misura in cui i futuri consigli di amministrazione - composti anche da personalità esterne al mondo universitario e comunque abbastanza ristretti da non riuscire pletorici - saranno maggiormente responsabilizzati, riguardo agli interessi generali dell'ateneo, degli attuali senati accademici, tristemente noti come sacche del peggiore consociativismo.
3 È vero o falso che i Dipartimenti prenderanno il posto delle Facoltà?
VeroIn teoria, falso (forse) in pratica. È vero che la riforma Gelmini attribuisce ai Dipartimenti non più soltanto (come da trent'anni in qua) potere decisionale sulla ricerca, ma anche (finalmente) potere decisionale sulla didattica. Tuttavia, la riforma Gelmini consente agli atenei, nella loro autonomia, di creare nuovi organismi che potranno somigliare alle vecchie Facoltà, e potranno essi stessi avere potere sia sulla didattica, sia sul reclutamento dei docenti. Dunque, tutto dipenderà da quanto gli statuti degli atenei disporranno in materia. Ma siccome i nuovi statuti verranno redatti dai vecchi organismi dirigenti, è facile prevedere che - gattopardescamente - molto cambierà affinché tutto resti come prima…