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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2010 alle ore 07:36.
L'ultima modifica è del 30 luglio 2010 alle ore 08:54.
Goldman Sachs sfata un altro tabù. La regina dell'innovazione finanziaria questa volta prova a cambiare linguaggio: ha deciso di vietare imprecazioni, bestemmie e insulti nelle e-mail e nei messaggi istantanei dei suoi 34mila dipendenti. Ovvero un lessico parso per decenni parte della cultura e del mito di Wall Street, immortalato da film dedicati a banchieri d'investimento e trader come da inchieste e audizioni in Congresso.
Proprio Goldman ha subito quest'anno l'affronto d'una pubblica lettura in Parlamento di imbarazzanti messaggi di posta elettronica, che parlavano di operazioni «di m...» sui derivati. Con la nuova policy, anzi, al bando verranno messe anche parolacce semi-nascoste, completate con asterischi o puntini. E forse volgarità espresse in sigla e termini troppo simili a quelli tabù. Altre banche hanno adottato politiche moralizzatrici della comunicazione, ma Goldman, per il suo status, portrebbe fare scuola. Nel ruolo di grande insegnante-censore ci sarà un software. Sua la missione di ripulire i mercati, almeno a parole. (M. Val.)