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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2010 alle ore 07:57.
L'ultima modifica è del 10 agosto 2010 alle ore 08:48.
Lasciate in pace Michelle Obama. Lasciatela mangiare tutte le brioche che desidera. Quest'idea che se le cose vanno male non si possa andare in vacanza, peraltro a spese proprie, è l'ennesima prova del decadimento populista di questa epoca. Il populismo è l'ultimo rifugio dei farabutti, avrebbe detto il saggista settecentesco Samuel Johnson se avesse assistito alla canea nei confronti della First Lady americana, accusata di aver portato mamma e figlia per otto giorni in Costa del Sol.
Giornali seri e siti di gossip si sono scatenati: c'è la crisi, come si permette Michelle di andare in vacanza in Spagna? Così facendo, fra l'altro, aiuta l'economia di un paese straniero. Hanno scritto anche questo, per un pernottamento e mezza pensione per otto persone. Non si fa. Non si permetta. Resti a casa.
La vacanza è diventata il capro espiatorio. Non tanto il sacrificio che serve a espiare una colpa, come da antica tradizione ebraica, ma la colpa che può essere espiata soltanto sacrificando il riposo. Il potente deputato di Harlem Charles Rangel, eroe di guerra in Corea e amico di Martin Luther King, più che dalle 13 violazioni etiche che il Congresso gli ha appena contestato è stato inchiodato dalla compromettente fotografia che lo ritraeva mentre si faceva una pennica, disteso in mutadoni su un lettino nella sua villa ai Caraibi. Scandalo anche in Italia, per le foto da copertina di Angelo Balducci. Uno dei capi della cricca, agli arresti domiciliari nella sua villa, pare non possa farsi il bagno in piscina di casa sua. Chissà se la doccia è ammessa. Magari fredda. Al capo di Bp Tony Hayward non è concessa una gita in barca, nemmeno adesso che s'è scoperto che la catastrofe ambientale nel Golfo non è così catastrofica.
Non è un fenomeno nuovo, questo populismo anti ferie. I Clinton, esagerati come sempre, sceglievano le località di vacanza con un sondaggio. La maggioranza degli americani preferiva che non andassero a Martha's Vineyard, isola troppo elitaria per un presidente in cerca di consensi popolari. Meglio Jackson Hole, nelle vaste praterie del Wyoming. In jeans, cappello da cowboy e a cavallo. Bush era criticato perché trascorreva lunghi periodi nel ranch di Crawford. John Kerry ha fatto molti errori nella campagna elettorale 2004, ma mai decisivi quanto quello di farsi fotografare su un windsurf.