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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2010 alle ore 07:55.
L'ultima modifica è del 13 agosto 2010 alle ore 08:37.
Il comune che spulcia le bollette della luce, e scopre che l'immobile ufficialmente vuoto è in realtà una seconda casa data in affitto. L'erario che riceve dal comune le notizie su un residente ai tropici, che però passa la sua vita vera in una villetta in Val Padana. Sulle reti telematiche tra amministrazione finanziaria e comuni ci sarà traffico, con almeno 130 milioni di documenti su utenze, affitti e proprietà che s'incroceranno per stanare l'evasione e permettere al federalismo di partire davvero anche con i generosi sconti offerti dalla cedolare secca.
Il fisco telematico, insomma, guarda a 360 gradi e non si accontenta di andare a caccia del lavoro nero. Prese le decisioni politiche, ora però arriva il momento cruciale delle scelte tecniche. Sono loro, infatti, a dover evitare il rischio che il «grande occhio» si trasformi in un «grande fratello». Il codice della privacy è chiaro e spiega che chi entra nei database deve essere qualificato, e deve limitarsi ai dati strettamente necessari alla sua indagine. La teoria è chiara, ed era già stata affrontata nei primi provvedimenti attuativi di tre anni fa. Ora che il rodaggio è finito, però, bisogna passare alla pratica e controllare che l'esercizio sia corretto.