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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2010 alle ore 08:10.
L'ultima modifica è del 13 agosto 2010 alle ore 08:51.
Le fiamme che hanno devastato le grandi pianure russe hanno infiammato anche i prezzi del grano. L'indice calcolato da The Economist, che all'8 giugno era al livello più basso degli ultimi due anni, è aumentato quasi del 60% e segna un incremento del 26% rispetto alla fine del 2009. Di colpo, il mercato delle materie prime - alimentari e no - ha segnato incrementi consistenti: dal caffè, allo zucchero, all'alluminio.
Anche se nel complesso l'indice generale si mantiene su livelli relativamente stabili rispetto a un anno fa, si profila il rischio di una ripresa dell'inflazione che per i paesi sviluppati potrebbe voler dire la fine della politica monetaria accomodante e per i paesi emergenti potrebbe avere conseguenze sociali devastanti, come già avvenuto nel 2007-2008 nel Bangladesh, ad Haiti e altrove. Anche paesi oggi al traino della ripresa mondiale potrebbero essere gravemente colpiti: solo in India, nonostante i grandi progressi degli ultimi anni, si contano ancora 421 milioni di persone sotto la soglia ufficiale di povertà.
Come sempre, in occasione di aumenti di prezzo così improvvisi e apparentemente eccessivi rispetto alle cause che li hanno scatenati, si sono levate voci contro la speculazione, individuata come la principale responsabile, e richieste di regolamentare in qualche modo i mercati a pronti e a termine in cui si trattano i vari prodotti. Una precisa proposta in questo senso è stata avanzata sul Financial Times del 9 agosto, da Joachim von Braun, già a capo di un organismo internazionale di ricerca (International food policy research institute).
Il problema si ripresenta ogni volta che i prezzi delle materie prime schizzano verso l'alto e pone almeno tre domande. Innanzitutto, qual è la responsabilità effettiva della speculazione?
Che cosa cambierebbe assoggettando il mercato delle materie prime a una regolamentazione specifica? Quali sono alla fine i meccanismi che alimentano la variabilità eccessiva di certi prezzi?er quanto riguarda la prima questione, non esiste una risposta definitiva. A parte il fatto che proprio sul sito dell'istituto prima citato si trova un articolo che dimostra come la variabilità dei prezzi del grano registrata in questi mesi non sia affatto eccezionale e che il venir meno delle esportazioni russe non dovrebbe avere effetti significativi. In occasione degli aumenti del petrolio nel 2007-08, la maggior parte degli economisti aveva escluso che il responsabile fondamentale fosse la speculazione. Paul Krugman, certo non un liberista a ogni costo, era stato fra i più decisi nell'assolvere la speculazione e nel condannare i politici (di tutti gli schieramenti) pronti a puntare l'indice accusatorio contro i soliti sospetti.