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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2010 alle ore 10:25.
L'ultima modifica è del 14 agosto 2010 alle ore 10:50.
Tirrenia sarà commissariata, il tribunale l'ha dichiarata insolvente. Questa è la buona notizia: Tirrenia non è l'Alitalia dei mari. E poi, adesso non siamo in clima elettorale, la politica ha altro a cui pensare che sventolare la bandiera nazionale. Nel settore del cabotaggio operano una ventina di operatori privati (tra cui grandi Navi Veloci, Moby Lines, Snav, Strade Blu, Sardinia Ferries, Alilauro): nessun operatore straniero che traghetti altrove i turisti. Non c'è il rischio di non garantire il servizio: il 70% del traffico di Tirrenia è fatto da 10 linee con 12 delle 44 navi.
Nel caso Alitalia, l'Antitrust aveva chiuso un occhio sulla concentrazione sulla rotta Milano-Roma: qui non potrebbe non multare come azione di concerto la “chiamata alle armi” dei big dell'armamento italiano invocata da Nicola Coccia, presidente di Mediterranea Holding. Nel caso Alitalia il bisturi era stato rapido, imprenditori italiani avevano raccolto la sfida, e il baldanzoso avvio del "governo del fare" aveva fatto passare in secondo piano i miliardi di euro in più che con la nuova soluzione si addossavano ai contribuenti.
Qui invece il ministro Matteoli innesta la marcia ridotta, «non ci sarà il cosiddetto spezzatino», tutto avverrà «salvaguardando i livelli occupazionali»: sarà il solito copione di scioperi e di scivoli, di mobilità lunghe e di proroghe.
Ma in questa vigilia di Ferragosto vogliamo consentirci un po' di ottimismo: che Bruxelles non accetti le mini-Tirrenie regionali, che i vincoli di bilancio impediscano di privatizzare le sovvenzioni (73 milioni per 8 anni più i 56 per 12 anni), che si scelga di assegnare la sovvenzione per l'obbligo di servizio pubblico con un'asta al ribasso, e non in blocco, ma linea per linea. Cioè che questa sia una storia di ordinaria metabolizzazione, che lo scarabeo stercorario faccia rotolare la palla dei favoritismi accumulati negli anni.
In ogni caso, Tirrenia una cosa utile la può ancora fare: indurre a riflettere sulle tante Tirrenia in essere o in fieri che stanno nei settori più disparati, dalla sanità all'acqua, dalla Rai ai trasporti. Non è il solito refrain del pubblico cattivo e del privato buono, è quello che succede quando si distorce il mercato concorrenziale, cioè il meccanismo di formazione dei prezzi.