Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2010 alle ore 09:50.
Continua lo scambio di accuse su chi è responsabile della peggior recessione mondiale dai tempi della Grande depressione: i finanzieri che sono stati incapaci di gestire il rischio o i regolatori che non sono riusciti a fermarli. Ma una parte non indifferente della colpa spetta agli economisti di professione. Hanno rassicurato i regolatori fornendo modelli di mercati che si auto-regolavano, si auto-correggevano ed erano efficienti. Regnava sovrana l'ipotesi del mercato efficiente. Oggi l'economia è andata a rotoli insieme, si può sperare, al paradigma economico che prevaleva negli anni prima della crisi.
Per i non-economisti, è difficile capire quanto fossero strani i modelli macroeconomici dominanti. Molti di essi presupponevano che la domanda doveva essere pari all'offerta, vale a dire che non poteva esserci disoccupazione (in questo momento, tanta gente si sta godendo una dose di svago in più, e la sua infelicità è una questione che riguarda la psichiatria, non l'economia). Molti si basavano su "agenti rappresentativi", su individui presunti tutti identici, vale a dire che non potevano esserci mercati finanziari significativi (chi avrebbe prestato denaro a chi?).
Né c'era posto per l'informazione asimmetrica, la chiave di volta dell'economia moderna, ovviamente le asimmetrie si sarebbero prodotte solo se gli individui fossero stati affetti da schizofrenia acuta, un assunto incompatibile con un altro, fondamentale: erano totalmente razionali.
I cattivi modelli portano a cattive politiche, per esempio le banche centrali si sono occupate soprattutto di piccole inefficienze economiche dovute all'inflazione, senza badare a quelle ben maggiori dovute alle disfunzioni dei mercati finanziari e alle bolle dei prezzi degli asset. D'altronde i modelli dicevano che i mercati erano sempre efficienti. Fatto degno di nota, i modelli macroeconomici standard non comprendevano neppure un'analisi adeguata delle banche. Perciò nel suo famoso mea culpa, Alan Greenspan, l'ex governatore della Federal Reserve, s'è detto sorpreso dal fatto che le banche non avessero mostrato più competenza nel gestire i rischi. La vera sorpresa è stata la sua: bastava un'occhiata veloce agli incentivi perversi offerti alle banche e ai loro direttori per prevederne il comportamento miope mentre correvano rischi eccessivi.