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Lezioni dalla storia. Aladino, sul tappeto volante per trovare la speranza

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2010 alle ore 14:22.

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Quale personaggio del passato potrebbe aiutarci a ripartire?

Era un mese di agosto diverso da tutti gli altri. La pioggia si alternava al sole cocente, le notizie che arrivavano dal resto del mondo si fondevano con l'instabilità del tempo: guerre, carestie, capovolgimenti del clima, il clima che diveniva polare nell'America del Sud mentre il Sud del Mediterraneo, fino al canale di Otranto, si mutava in una specie di mare tropicale. Il mondo era un miscuglio inaudito di nuovi colori e nuovi odori che avrebbe fatto rabbrividire Al Idrissi, il grande geografo arabo-siciliano che creò per Ruggero II la prima cartografia della terra: laghi erano scomparsi, fiumi erano stati inghiottiti dalle viscere della terra mentre il deserto avanzava, divorando grandi estensioni di pianure e montagne.
Dove era finita la vastità del mondo, quell'antica armonia divina? Ricordai un antico midrash ebraico: «Abbiamo voluto divorare la terra, ma è la terra che ci ha divorati».
Sentivo arrivare la fine della mia esistenza, e coincideva con la fine del mio regno. Avevo avuto tutto dalla vita - potere, ricchezza, bellezze del mondo - ma tutto ciò si sgretolava, dentro di me e intorno a me. Gli altri principi, sultani, emiri e re di tutte le contrade del mondo vivevano la stessa sorte: il mondo cambiava e noi ci sentivamo impotenti ad affrontare i cambiamenti mentre i nostri popoli, sempre più tristi e arrabbiati, perdevano la fiducia. Ovunque i regni si frantumavano.
Un pomeriggio mi attraversò una strana angoscia: mi sentivo estraneo a ogni tempo, non riuscivo più a distinguere la notte dal giorno, il caldo dal freddo; recitai la prima sura del Corano, al Fatiha, e di seguito la Preghiera dei morti; prima o poi Dio, l'Onnipotente e Sapiente, mi avrebbe richiamato, perché siamo solo ospiti su questa terra e tutti, dal più ricco e potente al più povero e umile, dovremo un giorno varcare la soglia dell'ultima dimora.
Presi un bicchiere di tè alla menta, la bevanda che ho sempre tanto amato; intravidi una misteriosa luce azzurra, il colore del mio mare e del mio cielo, e udii la voce di Al Hakim, il sapiente alla corte di mio nonno; quell'uomo era l'ombra del sultano, amato da lui e dal popolo; ogni decisione del sultano portava il suo sigillo sapienziale. Il suo giudizio non aveva mai fallito, perché il cuore e la ragione lo guidavano, come la luce del marinaio nella notte dell'oceano.

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Il sapiente mi disse: «Ascoltami. Il tuo mondo, dal deserto del Sahara fino alla muraglia cinese, trema per la leggerezza e l'avidità dell'umanità. L'argilla della terra si secca, la sabbia impasta le nostre lingue, i cieli delle nostre contee si oscurano sempre più e il buio poco a poco ricopre ogni luce. Ma ascoltami: tu sai che io, Hakim il sapiente, conoscendo così a fondo il passato, posso entrare nel tempo che verrà. Vi ho visto cose terribili: guerre mondiali, la potenza distruttrice degli atomi, popoli che erigono muri che nemmeno i nostri cavalli arabi possono superare, navi piene di fuggitivi che naufragano nel nostro mare. In questo futuro il denaro dominava il mondo e lo faceva impazzire: ogni cosa si guadagnava e si perdeva in pochi istanti. I regni e i califfati erano in preda al caos. Così, nell'interstizio tra il giorno e la notte, sono venuto a te perché tu, mio sultano, sei stato scelto per riportare luce, pace e armonia sulla terra».
Risposi: «Il mio regno sta finendo. E tu sai meglio di me che il potere corrompe e invade anche l'anima più pura, anche il migliore degli uomini».
Mi disse: «Ascoltami, nella vita devi sempre cercare il punto d'equilibrio. Ho conosciuto uomini che non possedevano nulla ma erano felici di vivere; il giorno in cui la ricchezza è piovuta su di loro, sono diventati paurosi, invidiosi e avari. Il principe di ieri non è necessariamente quello di domani, e la ricchezza è solo illusione. Non la porterai nell'ultima dimora, dovrai lasciarla agli altri, come il ruscello d'acqua che scende lungo la terra e fa crescere l'erba. Il ruscello oggi si sta esaurendo; devi incontrare i potenti della terra e farli prendere coscienza del pericolo che il mondo corre».
«Tu sai che domani è la ventisettesima notte di Ramadan, detta la Notte del destino; nel santo Libro del Corano è chiamata la "notte che vale mille notti". Domani, quando non si distinguerà più un filo nero da un filo bianco, al momento della rottura del digiuno, farai un viaggio celeste. Andrai in una delle più belle terre del Mediterraneo, dove si sono succedute le grandi civiltà del mondo: greci, romani, bizantini, i tuoi fratelli arabi, poi vi saranno i normanni e altri ancora. Su quest'isola che noi arabi chiamiamo Al Sikiliyya una voce ti narrerà le vicende di un futuro travagliato: innocenti uccisi, odio e violenza. L'intero paese, che si chiama Italia, attraverserà un momento difficile, la tristezza e la disillusione invaderanno ogni campo; la politica sarà afflitta da una grave malattia, al punto che ognuno finirà col diventare l'avversario di se stesso. Nei princìpi della saggezza la preghiera è il primo traguardo per il raggiungimento della pace, perché rende più profondo lo sguardo. Ricordati l'affermazione di Platone: "Le cose andranno male in politica finché i filosofi non diventeranno re nella città, o finché questi ultimi non diventeranno seri filosofi"».
«Ci fu un tempo, in questa terra di Sicilia, in cui governare significò esercitare la saggezza; quando i tuoi antenati dilaniati da guerre fratricide persero quell'isola, arrivò un imperatore chiamato Federico II di Hohenstaufen, da un paese in cui la neve non si scioglie mai. Questo imperatore per riportare pace e tranquillità si circondò dalle menti più brillanti in tutti gli ambiti: nelle arti, nell'economia, nell'agricoltura, nella medicina... Così nacque la civiltà arabo-normanna. La serenità tornò nel paese grazie all'arte del dialogo, fondamento di ogni principio politico».
«Federico II ogni settimana si intratteneva con il filosofo Ibn Sab'In. In ciò sta il secondo principio della saggezza in politica: dialogare per governare e scegliere le menti più brillanti di ogni epoca, affinché il dialogo si trasformi in autentica politica. Queste due saggezze ti devono guidare per il resto del tuo viaggio».
«Arriverai in una piccola città chiamata Mazara del Vallo, affacciata sul mare; vedrai un viale punteggiato da giare e su una di queste giare vedrai scritta una parola in arabo, in cinese e in altre lingue, una parola magica. Dovrai appoggiare le due mani sulla giara e pronunciare la parola magica per sette volte; quella parola la saprai domani, appena sbarcato. Essa sarà come una medicina per la terribile malattia che attraversa la terra e gli uomini, dovuta al fatto che il cuore e la ragione si sono scissi, e l'umanità cammina zoppicando e facilmente cade».
«Una volta pronunciata sette volte quella parola, dalla giara uscirà il personaggio che ha riempito i sogni della tua infanzia, Aladino. Egli stenderà il suo tappeto e con esso e la sua lampada magica, nel buio della notte, quando il popolo di Mazara dorme, ti porterà lungo il mare. Vedrai palme altissime che provengono dall'antica Persia quasi toccare il cielo. Quelle palme stanno morendo, distrutte dallo scarabeo rosso d'Egitto. Una sola sopravvive: quella che produce i datteri magici».
«Aladino ti dirà di prenderne un ramo colmo di frutti e con quei datteri andrai al palazzo della Zisa, dove ti aspettano i potenti della terra accompagnati dai loro popoli: l'asiatico, l'africano, l'arabo, l'europeo, l'indiano. Staccati i datteri dal ramo, devi aprirli; in una ciotola plasmata dal famoso ceramista Haitu, dai colori verdeazzurro e arancio, devi mescolare un formaggio di nome mascarpone, della ricotta della contea di Ninfea, dello zucchero di canna, della cannella d'India e delle strisce di arance candite della Conca d'Oro. Una volta ottenuto un impasto da tutti questi ingredienti, ne poni un cucchiaio in ogni dattero. Offri i datteri così farciti ai potenti del mondo».
«Ogni ingrediente ha una funzione simbolica e una sua virtù purificatrice. L'arancia della Conca d'Oro rappresenta il sole che attraversa il nostro sangue, il mascarpone e la ricotta significano la vita che continua e che si trasmette ciclicamente, lo zucchero di canna rappresenta la terra, la cannella la ricerca del gusto e della bellezza, e il dattero è simbolo della vita, della ricerca interiore e della crescita. Mescolati insieme, donano quella luce che è ora scomparsa; illuminano il corpo dall'interno e dall'esterno. Vedrai che il cuore e la ragione si uniranno di nuovo, e i potenti della terra capiranno che il bene e l'armonia non sono illusioni; i frutti della terra sono i mezzi che ci aiutano a realizzare questo viaggio fra i popoli e le civiltà».
Il viaggio che mi portò a incontrare i potenti della terra mentre il mio regno finiva mi fece ritrovare la speranza e la volontà di proseguire nell'opera del bene, nella ricerca della convivenza che è fonte di ogni equilibrio.

Il profilo

IL LIBRO
Aladino è il personaggio di uno dei più celebri racconti delle Mille e una notte, una raccolta di novelle orientali scritte da differenti autori attorno al X secolo. Il racconto Aladino e la lampada meravigliosa compare per la prima volta nell'edizione in francese delle Mille e una notte di Antoine Galland, in seguito verrà pubblicato anche singolarmente in tutto il mondo. Alla storia originale sono seguite altre versioni, con gli stessi protagonisti.

LA STORIA
Per vicende rocambolesche, Aladino, un vivace ragazzo che vive nel Catai, si impossessa - portandoli via a un mago del Maghreb - di un anello magico e di una lampada, che si rivela magica. Entrambi, quando vengono strofinati, liberano un genio, in grado di soddisfare ogni desiderio del padrone. Aladino e sua madre, fino ad allora poverissimi, riescono così a vivere in ricchezza. Ma i guai incominciano quando Aladino incontra la figlia del sultano e se ne innamora perdutamente. La chiede in sposa, ma il visir, che voleva che la bella principessa sposasse suo figlio, fa in modo che il sultano prenda tempo per la risposta. Mentre Aladino attende la data convenuta, si svolgono le nozze tra il figlio del visir e la principessa. Ma Aladino, attraverso i poteri del suo genio per due volte fa trasportare il letto nuziale con i due sposi a casa sua, chiudendo poi il figlio del visir nel bagno. La prospettiva di una vita matrimoniale così movimentata induce il neo sposo a chiedere l'annullamento del matrimonio: Aladino potrà dunque sposare la sua bella principessa. Ma la storia non finisce qui, il mago del Maghreb tenterà di riprendersi la lampada magica, ma dopo molte traversie dovrà rinunciarci. E i due giovani vissero felici e contenti, in un palazzo da sogno.

I FILM
Dalla fine dell'Ottocento la storia di Aladino e della sua lampada magica è stata ripresa in una settantina di film di ogni nazionalità. Tra le versioni di maggior successo quella di animazione della Disney, Alladin, del 1992. Compagna di avventure del protagonista, la scimmietta Abu.

18ª puntata
Le precedenti puntate sono state: in luglio, Cosimo de' Medici di Tim Parks (il 25), George Orwell di Andrea Romano (il 27), Giacomo Matteotti di Sergio Luzzatto (il 28), Rabindranath Tagore di Franco La Cecla (il 29); in agosto, il capitano Achab di Davide Rondoni (il 1°), Caterina da Siena di Alessandro Barbero (il 3), Margaret Thatcher di Roberto Perotti (il 4), Temistocle Martines di Michele Ainis (il 5), Isacco Artom di Franco Debenedetti (il 7), Niccolò Machiavelli di Gabriele Pedullà (l'8), Federico Barbarossa di Franco Cardini (l'11), il rabbino Johanan ben Zakkai di Anna Foa (il 12), Simone Weil di Elisabetta Rasy (il 14), San Francesco d'Assisi di Bruno Forte (il 15), l'imperatore Nerva di Alessandro De Nicola (il 18), Theodore Roosevelt di Luigi Zingales (il 19) e Richard Cobden di Alberto Mingardi (il 21).

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