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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 08:37.
L'ultima modifica è del 24 agosto 2010 alle ore 08:38.
Arruolare i comuni nella lotta all'evasione sembra un'ottima idea, che dopo anni di rodaggio promette ora di offrire risultati concreti. Nel bouquet ultramoderno degli incroci telematici fra le banche dati, però, è spuntato a sorpresa anche un relitto degli anni 70, il consiglio tributario, tramontato senza rimpianti più di trent'anni fa dopo poche e opache prove. I primi a non aver chiaro a che cosa dovrebbe servire quest'organo sono gli stessi comuni, che dovrebbero istituirlo entro la prossima settimana.
Per ora non ci pensano neppure e, promettono, se saranno costretti a crearlo, lo faranno nella versione più indolore possibile.
Per capire a che cosa serve bisogna districarsi fra decreti del "Re di Maggio" e commi scritti nei primi anni 70, in genere mai attuati, in una normativa che prevederebbe addirittura un'elezione a suffragio universale per i componenti. Della lotta fra Pdl, finiani e democratici per una seggiola da consigliere tributario nessuno avvertiva il bisogno. Rimane da sperare che un formalismo vecchio stile non mandi in tilt la lotta telematica al nero.