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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2010 alle ore 08:24.
L'ultima modifica è del 27 agosto 2010 alle ore 08:05.
Una domenica mattina di poco tempo fa, diverse centinaia di attivisti a favore della democrazia si sono riuniti in piazza a Mosca per protestare contro le restrizioni imposte dal governo sulla libertà di riunirsi. Mostravano dei cartelli con scritto 31 in riferimento all'articolo 31 della costituzione russa che garantisce, per l'appunto, il diritto a riunirsi. I manifestanti sono stati subito circondati dalla polizia nel tentativo di disperderli. Alcuni sono stati portati via dalla polizia.
Quello che i leader come Putin non comprendono, è che la loro politica compromette necessariamente il futuro economico del loro paese e la loro posizione nel contesto economico globale. La relazione tra la politica di una nazione e le sue prospettive economiche è uno degli aspetti più importanti, e più studiati, di tutte le scienze sociali. Ma cosa è meglio per la crescita economica: solide linee guida non condizionate dalla pressione della competizione politica, oppure una pluralità di interessi in competizione tra di loro in grado di incoraggiare l'apertura a nuove idee e a nuovi attori politici?
Gli esempi provenienti dall'Asia orientale (Corea del Sud, Taiwan, Cina) sembrano suggerire che la prima sia l'opzione migliore. Ma come si può quindi spiegare il fatto che quasi tutti i paesi ricchi, a parte le nazioni che devono la loro ricchezza esclusivamente alle risorse naturali, siano democratici? L'apertura politica dovrebbe quindi essere una premessa piuttosto che una conseguenza della crescita economica?
Osservando le testimonianze di contesti storici sistematici, piuttosto che di casi individuali, si intuisce che l'autoritarismo non favorisce particolarmente la crescita economica. Per ogni paese retto da un regime autoritario in grado di sostenere una rapida crescita economica, ce ne sono molti altri che si sono invece trovati in difficoltà. Per ogni Lee Kuan Yew di Singapore, ci sono altrettanti Mobutu del Congo.
Le democrazie superano le dittature non solo in termini di crescita economica a lungo termine, ma le surclassano anche in diversi altri termini. Forniscono una maggiore stabilità economica, misurata dagli alti e i bassi del ciclo commerciale. Riescono ad adattarsi meglio agli shock economici esterni. Le democrazie generano inoltre più investimenti in capitale umano, nel campo della salute e dell'educazione, creando società più eque.