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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 09:08.
L'ultima modifica è del 02 settembre 2010 alle ore 09:19.
La concretezza del pianeta Terra, con le grandi trasformazioni del terzo millennio, di fronte all'incertezza delle teorie economiche e alle lentezze della politica. Un divario che rischia di allargarsi. Con un mondo che si trasforma, in cui la maggioranza della popolazione vive ormai nelle grandi città, dove la speranza di vita è sempre più alta, ma in cui le guerre e la violenza continuano a segnare drammaticamente intere regioni.
È difficile, ma tutt'altro che impossibile, che la crisi economica si trasformi, per la volontà delle persone, in una grande opportunità di cambiamento.
Perché se «dalla nostra storia vengono i problemi, dal mondo nasceranno le possibili soluzioni»: lo scrive Michel Serres, storico della scienza e membro dell'Académie française, nei suoi agili appunti raccolti in Tempo di crisi.
Ci voleva un filosofo per osservare come la chiave di volta per affrontare questa crisi sia quella di passare dalla tradizionale logica del confronto, dello scambio, del compromesso tra due persone, tra due nazioni, tra due forze contrapposte, a una logica in cui c'è anche un terzo protagonista, il mondo, lo scenario in cui l'uomo vive: «il clima, l'aria, l'acqua, il fuoco, la flora e la fauna, questo paese arcaico e nuovo, inerte e vivente».
Ma non è solo la necessità di dare voce alla possibilità di far tornare la natura amica, di riprendere lo spazio francescano del rispetto e dell'amicizia, di affrontare gli squilibri ambientali e di evitare le catastrofi climatiche: si tratta soprattutto di passare, con un po' di sana retorica, «dal duro al dolce, dalla volontà di potenza alla condivisione, dalla guerra alla pace, dall'Odio all'Amore».
La responsabilità dei filosofi è allora particolarmente rilevante: perché, afferma Serres, l'intelligenza e il sapere sono le armi più importanti che ogni persona possiede, armi che possono e devono essere orientate all'armonia, al rispetto, al riconoscere il valore delle persone e delle cose. Senza nascondere la necessità di sciogliere i nodi complessi dei «nuovi conflitti: tra la scienza e il diritto, tra il bene comune e la verità».
Ed è in questa dimensione che anche le forze dell'economia e della finanza possono ritrovare la dignità soffocata dalle onde della crisi: tornando ad essere strumenti nelle mani dell'uomo, pratiche virtuose per dare efficacia alle competenze di ciascuno e alla creatività di tutti.