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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2010 alle ore 14:28.
L'ultima modifica è del 05 settembre 2010 alle ore 08:05.
Diamoci un taglio. Fermiamo, prima che sia troppo tardi, le contestazioni verbali che impediscono alle persone di parlare. Qualche giorno fa è toccato a Marcello Dell'Utri; ieri è stata la volta, a Torino, del presidente del Senato Renato Schifani: pochi contestatori, una ventina, ma estremamente rumorosi e aggressivi, non hanno permesso alla seconda carica dello stato di esprimere il suo pensiero nel corso di un dibattito con Piero Fassino, nell'ambito della Festa nazionale del Partito democratico.
«Deploro vivamente - ha stigmatizzato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - ogni forma di contestazione aggressiva sia verso figure di particolare responsabilità istituzionale sia verso qualsiasi esponente politico nell'esercizio della sua inconfutabile libertà di parola e di opinione». Il dovere imprescindibile di tutti i politici – vero, onorevole Di Pietro? vero, signor Grillo? – è quello di fermare sul nascere ogni forma d'intolleranza, prima che sia troppo tardi. Proprio da Torino, che ha pagato un prezzo atroce a ideologie folli, deve partire un messaggio inequivocabile. Mai più.